I torinesi Sterica ritornano con un manifesto di post-rock italiano d’esportazione, uscito per la britannica Monotreme Records, dall’evocativo titolo Fertile, che trae ispirazione dai fermenti rivoluzionari della Primavera Araba e dalle proteste degli Indignados a Barcellona.

Dopo aver esordito con Oltre nel lontano 2007 e pubblicato uno split con gli Acid Mothers Temple, questa volta gli Stearica macinano sonorità  hardcore e math-rock con maestria, facendoli affiancare per capacità  e merito a band come 65daysofstatic, This Will Destroy You e Jeniferever, tutte compagne d’etichetta.

Il disco – quasi privo di canto e parole – si presenta potente, maestoso, con un violento suono in crescendo che non spaventa chi lo ascolta, anzi: è capace di destabilizzare positivamente, come catartica depurazione del nostro essere refoulè. Composto da nove tracce per un totale di cinquantacinque minuti di durata, Fertile si presenta come un racconto corale che ha tratti heavy come in “Geber” e “Bes”, oppure velatamente melodici in Halite e Tigris. Tre le partecipazioni internazionali al disco – il che dimostra quanto gli Stearica siano più considerati all’estero che in Italia – e vedono la presenza di Ryan Patterson (Coliseum) in “Nur”, Scott McLoud (Girls Against Boys) per “Amreeka” e del sassofonista Colin Stetson – che ha un’infinita serie di collaborazioni nel panorama musicale mondiale, che per necessità  e brevità  citeremo i soli Godspeed You! Black Emperor – che cura la sezione dei fiati di “Shāh Māt”, la meravigliosa traccia di chiusura di “Fertile”.

Il produttore dell’album è Francesco Carlucci, il polistrumentista della band, che insieme a Davide Compagnoni e Luca Paiardi – cioè la sezione ritmica degli Stearica – riesce a perfezionare un meraviglioso concentrato di post-rock, che fa da colonna sonora al feroce cammino dell’animo umano, che parte dal risveglio, passa dal cambiamento e finisce con la liberazione.