Questo Best of 2015 racchiude solo film usciti nelle sale e on demand nel corso del 2015, non sono state scelte pellicole visionate in festival o manifestazioni varie che usciranno durante il 2016.
Prima di partire con il vero e proprio Best of 2015, abbiamo voluto lasciare uno spazio ai redattori che hanno partecipato alla stesura di questa lista con una loro personalissima menzione speciale, ovvero quel film che non è riuscito ad entrare nei titoli finali, ma che comunque è meritevole di attenzione:

La menzione di Marco Mori:
The Visit di M. Night Shyamalan – Il ritorno in splendida forma di un regista che sembrava ormai perso. Un Horror dalla tensione hitchcockiana, in cui si percepisce una sapienza registica fuori dal comune e uno sguardo preciso che fa del found footage un autentico strumento di narrazione e non un mezzuccio per nascondere la povertà  di mezzi, talento e idee.

La menzione di Tarin Nurchis:
Diamante Nero di Cèline Sciamma – Essere una ragazza nera e crescere nella periferia di Parigi significa imparare presto ad adattarsi e trovare rapide soluzioni; anche se le soluzioni che trovi non sono tue, ma rubate a chi è simile a te. Allora, insieme a quelle soluzioni può capitare di trovare delle amiche. E per un po’ funzionerà , e si avrà  persino l’energia di cantare Rihanna. Fino a quando non sarà  necessario escogitare qualcos’altro.

La menzione di Luca Secondino:
Non Essere Cattivo di Claudio Caligari – L’ultimo film del compianto Claudio Caligari ci riporta nella Ostia di “Amore Tossico”. Ambientato negli anni ’90, racconta di due “ragazzi di vita” amici fraterni. Intenso, commovente e fortemente vero, come tutti i lavori di Caligari, pochissimi ma sconvolgenti.

WHIPLASH
di Damien Chazelle

Avere le idee chiare su ciò che si vuole dalla vita ed essere nelle condizioni adeguate per poterlo ottenere suona come una vittoria già  scritta; ma il corso degli eventi e le fatalità  sono sempre imprevedibili ed Andrew, studente di batteria presso lo Shaffer, il conservatorio di Manhattan, lo scopre molto presto. Per la precisione, lo scopre nel momento in cui incontra Terence Fletcher, uno degli insegnanti del conservatorio ““ magistralmente interpretato da J. K. Simmons ““ che, oltre a vestire sempre di nero, manifesta un carattere duro e controverso, tendente al sadico. Per Andrew, già  dedito al 100% al suo sogno, è la svolta verso l’esasperazione.

Anzichè far squadra i due instaurano un rapporto distruttivo in termini che vanno ben oltre la materia musicale e le conseguenze non tarderanno ad arrivare per entrambi. Mirabile la performance finale di Andrew, improvvisata, anarchica e carica di voglia di rivalsa; a suggello forse dell’ultima battaglia di quella che è sembrata una guerra.
(Tarin Nurchis)

BIRDMAN
di Alejandro Gonzalez Inarritu

Il film ha vinto quattro Oscar: Miglior Film, Miglior Regia, Miglior sceneggiatura originale e Miglior fotografia. Realizzato come un intero piano sequenza, è una prova lampante del genio e della bravura del regista Alejandro González Ià±árritu.

Un attore (Michael Keaton) ricordato soltanto per essere stato un supereroe al cinema, ora debutta a Broadway e non ha la fiducia di nessuno. La frustrazione professionale, una vita famigliare pessima, una personalità  sull’orlo della schizofrenia, sono trattate con la fantasia onirica e psicologica del regista messicano. La colonna sonora, inoltre, è esclusivamente percussiva, suonata da un batterista jazz.
(Luca Secondino)

STAR WARS – IL RISVEGLIO DELLA FORZA
di JJ Abrams

Il ritorno della saga più amata di sempre non poteva avvenire senza diventare un caso cinematografico. J.J. Abrams dirige un inizio perfetto per una nuova trilogia sequel, presentando nuovi personaggi accano a quelli storici: la giovane protagonista bella e brava Rey (Daisy Ridley), il suo compagno di avventure Finn (John Boyega) e l’audace pilota Poe Dameron (Oscar Isaac), e il nuovo villain in via di formazione, Kylo Ren, perfettamente interpretato da Adam Driver.

La firma Disney non si sente se non in alcuni dialoghi e nel ritratto dei personaggi, forse influenzati dal fenomeno cinecomic.
(Luca Secondino)

MAD MAX: FURY ROAD
di George Miller

E’ risoluto e taciturno il Mad Max di Tom Hardy, e la sua priorità  assoluta sembra quella di guardarsi le spalle. Del resto nel miserabile futuro post catastrofico messo in scena da George Miller, sopravvivere dev’essere prerogativa di chiunque. Vera anima del film è invece l’Imperatrice Furiosa, il personaggio interpretato da Charlize Theron, che diventa anche l’ingranaggio fondamentale della storia, ossia colei da cui parte la ribellione al Signore della guerra e monopolista delle riserve d’acqua, Immortan Joe.

Sebbene da un lato tutta la pellicola si svolga in un clima quasi caotico e da videogioco, in stile “corsa all’impazzata nel deserto”, tematiche come quelle del controllo dell’acqua, della distruzione e contaminazione del pianeta e della salute dell’uomo, risuonano forti e chiare. Mad Max: Fury Road diviene dunque un salto in un futuro sì visionario, ma anche facilmente immaginabile. Da apprezzare in ogni caso sgommate, inseguimenti e botte nella polvere del deserto.
(Tarin Nurchis)

SUBURRA
di Stefano Sollima

Diretto da Stefano Sollima e basato sull’omonimo romanzo di De Cataldo e Bonini, il film è il racconto della malavita romana dei nostri giorni, legata alle strade e ai luoghi del potere ecclesiastico e istituzionale. Le storie di un deputato (Pierfrancesco Favino), un organizzatore di eventi esclusivi (Elio Germano), si mescoleranno a quelle della malavita romana impegnata in un progetto da miliardi di euro che trasformerà  Ostia come Las Vegas.

A garantire che il progetto vada a buon fine c’è Samurai (Claudio Amendola), l’ultimo membro della banda della Magliana. “Suburra” è destinato a diventare un classico del gangster movie all’italiana di nuovissima generazione.
(Luca Secondino)

VIZIO DI FORMA
di Paul Thomas Anderson

Dovrebbe essere una sorta di thriller/noir, ma in realtà  dell’intreccio alla fine ci interessa poco perchè è questo che vuole il regista (e in primis quello che voleva anche Pynchon), cioè utilizzare una vicenda per esplorare un microcosmo e un’epoca, quella della California primi anni 70, in cui vi fu la sconfitta di una controcultura radicata e il passaggio di consegne tra due epoche.

PT Anderson in questo quadro stilisticamente perfetto, contaminato dalle influenze di Altman per il cinema, Chandler e Hutner S. Thompson per la letteratura, si conferma il regista più talentuoso della sua generazione, capace di utilizzare il piano-sequenza e la composizione degli spazi come pochi altri al mondo.
Immenso Joaquin Phoenix nei panni di Doc Sportello, capace di creare un’icona che resterà  impressa nella mente dei cinefili.
(Marco Mori)

SICARIO
di Denis Villeneuve

Per chi scrive, “Sicario” è senza dubbio il thriller dell’anno, l’unico in grado di unire una tensione narrativa costante, una regia di assoluta classe e allo stesso tempo esprimersi senza veli su un problema attuale che affligge due stati.
Gran parte del merito di tutto ciò va a Denis Villeneuve, regista notevole che ha già  dimostrato in film come “Prisoners” e “La Donna che Canta”, di saper unire autorialità  e cinema di genere.
“Sicario” finora sembra essere la summa del suo cinema, ovvero di quella visione che fatica a dividere bene e male nettamente proprio perchè è impossibile estirpare completamente il lato negativo che tutti abbiamo e che prima o poi verrà  fuori.

E infine c’è Roger Deakins, il più grande direttore della fotografia che il cinema può vantare, al massimo del suo splendore, che regala almeno 4/5 tele da appendere in casa e fa sembrare i detrattori del digitale una banda di matti.
(Marco Mori)

EX MACHINA
di Alex Garland

In un periodo storico come il nostro in cui l’intelligenza artificiale è un punto focale del presente, e lo sarà  soprattutto nel futuro, “Ex Machina” risulta essere un film del tutto coinvolgente e interessante.
Alex Garland, qui autopromossosi a regista, costruisce un tessuto narrativo molto coinvolgente, ricco di tensione e colpi di scena, in cui il rapporto con le donne-macchina (e quindi con le intelligenze artificiali) non è solamente intellettuale e concettuale, ma anche fisico e addirittura sentimentale.

Il cast è la classica ciliegina sulla torta, in cui tra i due “rivali” Oscar Isaac e Domhnall Gleeson, svetta Alicia Vikander capace di donare alla sua Ava l’atteggiamento algido di una macchina che però riesce a parlare con gli occhi e il cuore di una donna qualsiasi.
Notevole il lavoro di design effettuato sul bunker, caratterizzato da strutture avveniristiche e spesso capace di essere attore non protagonista delle vicende.
(Marco Mori)

BEASTS OF NO NATION
>di Cary Joji Fukunaga

Beasts Of No Nation non è solo un esperimento distributivo, ma è soprattutto un film di denuncia sull’attualità  raccontato tramite l’abilità  di un astro nascente.
La regia di Cary Fukunaga è elegante, precisa nei punti macchina che vuole sfruttare per render al meglio il racconto, in cui il virtuosismo non è mai fine a se stesso, ma frutto di uno sguardo preciso e consapevole, che ha nella fotografia neutra una scelta stilistica pensata per sfruttare i colori naturali della giungla che l’Africa può offrire e si concede solo una volta un filtro rosso sangue per una scena chiave del film.

Ma in “Beast of No Nation” ciò che importa veramente è mostrare la deumanizzazione di un popolo e di una civiltà  attraverso il personaggio di un bambino.
La discesa negli inferi di Agu è chiara, netta, visibile attraverso il sangue e tramite le sue azioni, nonostante spesso e volentieri i suoi occhi raccontino altro.
A livello di cast si registra un grandioso Idris Elba nel ruolo del comandante – “padre”, strabordante sia a livello fisico che carismatico, ma è la squadra di bambini prodigio a sorprendere più di tutti, partendo dal protagonista Abraham Attah fino ad arrivare ai suoi amici interpretati da Emmanuel Affadzi ed Emmanuel Nii Adom Quaye.
(Marco Mori)

INSIDE OUT
di Pete Docter e Ronnie Del Carmen

Cinque emozioni che diventano cinque personaggi: Gioia, Tristezza, Rabbia, Disgusto e Paura; e il cervello di una undicenne, Riley, che diventa il micro-mondo verosimile in cui tali personaggi interagiscono. La missione: offrire a Riley la miglior vita possibile; cosa già  abbastanza complicata di per sè, ma ancor più complicata se in arrivo c’è un trasloco di tutta la famiglia in un’altra città . L’idea è di Pete Docter – già  sceneggiatore e regista per Disney Pixar di successi come “Up” e “Monsters&Co” ““ il quale incentra la storia soprattutto sul rapporto tra Gioia e Tristezza, sui momenti in cui quest’ultima inizia ad incidere nella nostra vita, e sull’importanza e la necessità  di farne esperienza. Insomma, c’è da piangere, sì, ma non soltanto.

Brillanti ed efficaci soprattutto le trovate per trasporre l’interno della mente e il suo funzionamento. Su tutti: lo studio cinematografico dei sogni e il fidanzato immaginario.
(Tarin Nurchis)

FOXCATCHER
>di Bennett Miller

Un soggetto tratto da una storia vera che finisce male; tre attori come Channing Tatum, Mark Ruffalo e Steve Carell che fanno a gara per la miglior performance. Ed una scena come quella del protagonista sulla cyclette incappucciato in una felpa nera che, lottando per il recupero di sè stesso, non smette di pedalare.

“Foxcatcher” parte dal mondo sportivo per arrivare invece nei meandri psicologici dei personaggi e indagare le dinamiche dei loro rapporti, mosse da bisogni primari come i soldi ma anche da bisogni/debolezze profonde, del tutto umane, come il senso di colpa e la necessità  di gratificazione, di sostegno, di amicizia, di salvezza ““ che è ciò che i protagonisti vorrebbero offrirsi l’un l’altro. Regia asciutta e fotografia livida lasciano qui il giusto spazio alla storia che, una volta tanto, non ha bisogno di nient’altro.
(Tarin Nurchis)

YOUTH
di Paolo Sorrentino

Il nuovo film di Paolo Sorrentino è un intrigante ritratto di anziani di successo. Performance incredibili di Michael Caine e Harvey Keitel. In vacanza in un esclusivo hotel in Svizzera, il primo è un compositore in pensione che viene invitato dalla regina Elisabetta a dirigere l’orchestra a Buckingham Palace, l’altro un regista circondato da una troupe di giovani collaboratori che sta scrivendo il suo nuovo film.

Emozionante e fellinianamente visionario, “Youth” ha nel cast anche Rachel Weisz, Paul Dano e Jane Fonda.
(Luca Secondino)

Credit grafica: Luca Morello (Scismatica)