Lo diciamo senza fare troppi preamboli. è stato un concerto stupendo. Al quale però hanno assistito davvero pochissime persone. Eppure stiamo parlando di due grandi personalità  del rock italiano, i signori Marco Parente e Paolo Benvegnù (spalleggiati dai prodi “Druga” Franchi e Gianni dall’Orto, addetti al reparto ritmico), mica due qualsiasi. I Proiettili Buoni comunque se ne fregano alla grande. Non mi aspettavo un Marco Parente così vitale, così ‘cantante’ (nel senso più propriamente ‘rock’ del termine) e meno imprendibile enigmista del rock cerebrale, così comunicatore. Si diverte Marco, e lo segue a ruota un effervescente Benvegnù in versione giullare, bravissima spalla in alcuni siparietti demenziali che hanno funto da spassosi intermezzi tra una canzone dell’altra.

C’è dunque tanto divertimento nelle canzoni presentate dai Proiettili, così come tanto furore, tanta energia primordiale, senza dimenticare ovviamente una certa cerebralità . è sesso di ventre affamatissimo e parto di una testa che sogna e poi si arrovella, è doglia in un fianco e pugno in faccia, sberla che sveglia dal torpore, solletico, cerebrale sollecitazione, grassa risata, grido al cielo, grido di vita, amarezza che brucia nello stomaco, che fende l’aria, che preme sulle tempie, che non può tacere. Qualche accenno solipsista da infarto, un’alchimia perfetta, sguardi dai quali traspare amicizia, fiducia e stima. Questi quattro tipi dall’aria sarcastica sono una spassosissima macchina da guerra musicale. Non l’avreste mai detto? Ebbene è così. Ahahah, Parente che in Anni in Tasca si mette a gridare senza microfono sul ciglio del palco, che balla, che volteggia”…..Una decina di flash fotografici illumina tutto d’un botto la scena. Per un attimo credo che Marco voglia provare a fare stage diving, ma poi, dopo il solito sguardo divertito ad un appagatissimo, solare Benvegnù, ritorna alla sua chitarra, mentre il vero padrone del palco è sempre più Dall’Orto . In una breve chiacchierata informale Parente mi mostrerà  il suo sconforto (espresso però compostamente) per la poca affluenza di pubblico al concerto, consapevole, senza per questo risultare immodesto (anzi, non possiamo che essere d’accordo con lui) del suo peso e della sua importanza all’interno della scena musica italiana, indipendente e non.

Si passa poi al racconto della nascita ‘inconsapevole’ dei Proiettili Buoni, quando i quattro si trovarono anni or sono ad aprire alcuni concerti degli Afterhours. Il supergruppo sarebbe dovuto ‘morire’ dopo pochissime date, e invece eccoli qua, con uno dei migliori dischi italioti del 2008 e con la capacità  di eseguire performance dal vivo strepitose. Marco Parente è acuto, gioviale ma mai sbracatamente espansivo, anzi appare un po’ distaccato, anche se in una maniera assai piacevole. è intellettuale nell’approccio senza risultare mai intellettualoide, consapevole del proprio carisma ma senza mai esagerare. Ed è buffa poi la descrizione dei suoi compagni di ventura, dei quali si fida ciecamente quando si tratta di suonare e di andare in tour in furgone come dei ventenni alla conquista del mondo, ma ai quali dice di non assomigliare come ascoltatore così tanto come si può credere.

Prima di congedarsi il cantautore, stavolta emozionato come se stesse parlando di un figlio appena nato, ci conferma che la creatura Proiettili Buoni continuerà  a vivere, per la nostra e speriamo per la vostra gioia di ascoltatori di buona musica.

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