Dopo aver preso in prestito e restituito sotto forma di diamanti grezzi simmetrie e sogni, profondità  e altezze, sospiri e lussurie spirituali, Paolo Benvegnù torna a condividere ‘la bellezza’, e sul lungo termine della sua poesia ha voluto cedere il passo alla necessità  di tracciare una nuova direttrice che deve avere come punto focale l’evoluzione o il contrario dell’essere umano, dell’uomo come entità  reale e tangibile. E nasce “Herman”, tredici visioni di pietra nei testi e cangevoli nelle intemperanze dei suoni, impianti descrittivi e letterature profonde che smaniano adattandosi- non poco facilmente ““ alle semplicità  comuni.

Un disco/film che parla di scelte, valori, sentimenti e unicità , non più l’antropocentrico Io ma il suo inquilino Uomo che si muove racconta e parla del suo universo e delle mai sopite tenerezze e amori; un Benvegnù artista grande e ancor più maturo nei percorsi e nelle tatticità  voluttuose di un songwriting in continua trasformazione, forse meno vicino alle precedenti produzioni discografiche ma più vivo ed elettrico ““ nelle accezioni di storyteller dirette ““ specie quando le enfasi imbarcano “le sfide” di tanti epigoni qui dentro rincorsi come Ulisse ed Andromeda, Jean-Paul Sartre, il Capitan Achab di Melville.

Come tra poesia e ‘cronaca’, senza ambizioni diminuite, l’artista brucia in un altoforno di idee, un’infinità  di scossoni e soluzioni che già  dal disegno di copertina, lasciano presagire il senso circolatorio delle visioni contenute, illuminazioni ed oscuramenti che affascinano a sazietà  garantita.

Dunque grande rock cantautoriale fasciato a liriche immense, ondifrago nelle dolci collusioni di ritmo, elettrico ed archi “Love Is Talking”, “Il Mare è Bellissimo”, “Moses”, Andromeda Maria”, stupendo nell’epilettismo funky “Sartre Monstre”, decadente nell’elettricità  made 80 “Good Morning, Mr. Monroe!”, rettile nelle acustiche “Il Pianeta Perfetto” , “Achab In New York” e atomico nei carotaggi d’anima “Date Fuoco”; di certo una svolta famelica in un album smaltato che continua a respirare l’arte dell’arte, la conturbanza di un autore affinato, indagatore e Icaro delle verità  contrappuntate dell’inconsolabilità  dell’esistenza, un artista che si butta a capofitto nell’armonia distruttiva della vita non comune, ed è forse questo il tocco esoterico della sua energia che gli permette di “fabbricare” diamanti descrivendo carbone.