Il talento metrico di Beans, mc appartenente al collettivo newyorchese Antipop Consortium, non è mai stato messo in dubbio: le sue ottime qualità  e lo stile originale però non avevano mai trovato piena realizzazione nei dischi solista (due prima di quest’ultimo “End It All”), sicuramente piacevoli e interessanti, ma anche appesantiti dalla ricerca ostinata e ostentata di un suono alternativo al mainstream.

Probabilmente le avventure in solo di Beans soffrivano degli stessi problemi del gruppo madre prima del grande ritorno datato 2009 con l’album “Fluorescent Black”: infatti dopo una lunga pausa la crew americana si è presentata con un nuovo disco quasi perfetto, mai erano stati tanto travolgenti e coincisi.

Accade lo stesso per il nuovo lavoro di Beans: “End It All” arriva a distanza di ben otto anni dal precedente “Tomorrow Right Now” e raggiunge una perfezione prima inedita. Circondato da numerosi producer (spicca certamente il nome Four Tet tra tutti), ripropone la sua solita ricetta: le sue rime, declamate con chiara velocità  e grande padronanza del flow, nuotano in un mare di beat che affronta attentamente le nuove derive dell’elettronica.

E se “Deathsweaher” annega tribalismi in un suono quasi classico per il club, altrove vi sono innegabili citazioni storte quasi wonky (“Glass Coffins”); naturalmente non mancano i consueti virtuosismi dietro il microfono (mai così efficaci come in “Electric Eliminator”) e neppure gli affondi prepotentemente electro (la spigolosa “Air Is Free”, il brano più vicino al Consorzio), ma ancor più grandiosi appaiono gli incubi virati fantascienza di “Electric Bithc” e la sensualità  spastica di “Blue Movie”.

Quando poi si finisce ad immaginare i Tv On The Radio virati hip-hop di “Mellow You Out” allora è chiaro che “End It All” è un disco che spacca, un ritorno in grande stile e un ascolto che fareste meglio a non lasciarvi scappare.