Sono la band italiana emergente dell’ultimo decennio, hanno un devotissimo pubblico che affolla i loro concerti in giro per l’Italia ma pure una nutrita quanto agguerrita falange di detrattori sempre pronta a fustigarli. I Verdena, li si ami o li si odi, fanno parlare di sè ogni volta che riemergono dallo studio di registrazione con un nuovo album.

Dagli esordi post-grunge di “Valvonauta” al presente del doppio “Wow”, compendio di rock duro e pop psichedelico, i tre ragazzi bergamaschi non sanno cosa sia la banalità . Di questo e altro ancora abbiamo parlato con Roberta, basso e PR della band.

Siete nel pieno del tour di “Wow”, del quale arrivano notizie molto positive, quali sono le vostre sensazioni a riguardo? E quale il vostro rapporto con il live?
Penso che sia il miglior tour fatto finora! Per ora abbiamo fatto una trentina di date nei club tutte sold out, l’affluenza e l’affetto del pubblico è davvero entusiasmante, e anche noi sul palco ci stiamo divertendo molto; per noi è importantissimo suonare live, è la conseguenza necessaria un periodo passato in studio a registrare il disco.

Vi trovate più a vostro agio su un palco ora o dodici anni fa, ai tempi del vostro debutto?
L’emozione del palco è la stessa di 12 anni fa, forse anche più grande, e non importa il numero di persone che hai di fronte, noi anche davanti a 10 persone abbiamo sempre cercato di dare il massimo.

Ormai avete alle spalle una carriera più che decennale, come vi sentite a riguardo?
Ci sentiamo in continua crescita; la nostra voglia di sperimentare e trovare nuove strade non è ancora svanita, anzi, forse proprio negli ultimi 4 anni siamo riusciti ad intraprendere un percorso veramente nostro.

Rifacendomi alla domanda precedente, mi sono sempre chiesto come siete riusciti a strappare un contratto con una major come la Universal, con un disco dal suono grunge, rimanerci per dieci anni e oggi imporle un doppio?
Nel 1998, grazie all’insistenza del nostro manager di allora, un discografico di Universal (allora Polygram) venne a vederci dal vivo, tra l’altro in un concerto a Bergamo abbastanza disastroso, dove alla seconda canzone l’impianto saltò e girammo i nostri monitor verso il pubblico”…e si innamorò di noi. Un paio di mesi dopo firmammo il contratto. Nel 2007 abbiamo rinnovato il contratto per altri dischi con Universal. Il fatto è che, nonostante non vendiamo come altri artisti della nostra stessa casa discografica, ci paga la continuità , il fatto che c’è un pubblico che da 10 anni ci segue e compra i nostri dischi, sempre.

Vi hanno “odiato” quelli della casa discografica quando gli avete detto di Wow come doppio album? Ci sono state resistenze?
La casa discografica inizialmente era assolutamente contraria al doppio, ma poi hanno capito le nostre esigenze artistiche (che non volevamo assolutamente dividere il disco in 2, per noi era tutto un insieme, era tutto “Wow”) e ci sono venuti incontro; oggi, dopo qualche mese dall’uscita del disco sono molto entusiasti di aver fatto questa scelta, perchè il disco sta andando bene e piace a loro in primis.

A proposito di “Wow”, come nasce l’idea del doppio?
L’idea del doppio è nata strada facendo, durante le registrazioni. Quando avevamo abbastanza canzoni per un disco solo, Alberto non era soddisfatto e ha voluto scrivere altri pezzi per poi fare una scelta di quelli che ci convincevano di più. Alla fine ci siamo trovati con 27 brani e ci convincevano tutti, abbiamo provato in ogni modo a fare una cernita, ma ogni canzone sembrava necessaria in scaletta, e anche il fatto di dividere in due il disco, di avere una pausa di respiro tra un disco e l’altro.

Ci sono altri brani rimasti fuori? E quali ascolti ci sono dietro la stesura, che musica avete ascoltato in questi ultimi tre anni?
C’è un brano rimasto fuori che presto utilizzeremo, e molti altri su cui stavamo lavorando.
Negli ascolti di questi ultimi 3 anni i più importanti sono stati: Beach Boys e i dischi solisti di Brian Wilson, i Beatles (sempre!) e i dischi solisti di Paul McCartney, “Anima Latina” di Battisti

Quali dischi doppi della storia della musica sentite più vicino per spirito ed obiettivi a Wow?
Non riusciamo a fare paragoni con la nostra musica; quello a cui siamo più legati come ascoltatori è sicuramente il White album dei Beatles.

Scorrendo i credits di “Wow” ho notato che non hanno partecipato collaboratori “noti”, cosa che già  aveva caratterizzato i precedenti lavori. Ho notato pure che nei “ringraziamenti” non appaiono band italiane, cosa che non mi è mai capitato di leggere. Come vi ponete di fronte alla scena musicale del nostro Paese?
Nel nostro disco solitamente partecipano amici, musicisti che conosciamo e con cui abbiamo feeling, che siano conosciuti o meno. Per quanto riguarda la scena italiana penso che ultimamente siano usciti molti gruppi interessanti. A Bergamo ad esempio c’è una serie di gruppi ottimi e tutti diversi: Spread, Sakee Sed, il Torquemada, Gea.

Cosa fanno Roberta, Alberto e Luca quando non “sono” i Verdena?
Luca appena può si monta la batteria e il synth e suona anche da solo.
Alberto va in studio ad ascoltare musica o a lavorare su qualcosa di nuovo (o riascolta materiale vecchio, dipende..). Io curo il management della band, quindi passo buona parte del mio tempo “libero” tra telefono e computer. Al di là  di questo facciamo quello che fanno tutti i ragazzi della nostra età : andiamo a vedere concerti, vediamo gli amici”….

Ultima domanda: qual è, se c’è, la risposta che avete sempre avuto e per la quale nessuno vi ha mai posto la domanda giusta?
Non c’è”….forse”…

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