Dopo anni passati in tournèe con L’Officina della Camomilla e Intercity, Verano prende la strada solista con eccellenti collaborazioni, tra cui Colapesce, Lorenzo Corti (Cristina Donà ) e Mattia Boscolo (Cosmo).

Verano, ovvero Anna Viganò, si è esposta, ha raccontato di sè, della fragilità , della forza, di amore e di malinconia in una raccolta di 10 canzoni dal titolo “Panorama”, a due anni dall’ep d’esordio omonimo.

Già  dai primi ascolti, una delle particolarità  più interessanti dell’album è la presenza decisa delle chitarre che assumono un ruolo importante, mischiandosi con gli effetti della voce e le componenti elettroniche, con quest’ultime a fare da sfondo alle canzoni. L’influenza di Colapesce nel ruolo di produttore, si percepisce nelle atmosfere dei brani, come in “Parquet”, nella ritmicità  dell’album, nell’uso delle tastiere e nella scrittura. Ciò è assolutamente positivo: la versatilità  e la bravura di Anna Viganò vengono così espresse al meglio grazie all’aiuto di uno dei più apprezzati cantautori contemporanei.

Non poteva esserci titolo migliore di “Panorama” per dare il nome questo album. La resa sonora rimanda a immagini eteree, aperte, restando, tuttavia, ancorate a delle foto, quelle che ricordano il rapporto a volte difficile con il padre (“Vasco”, «C’era una foto che non mi hai mai dato. Eri felice di quello che avevi, restavi fermo sulla collina mentre io correvo. Me lo ricordo, portavi anche il tuo cannocchiale. Ti ho immaginato nei cieli d’agosto. Per quanto tempo sei stato in un posto segreto che non so trovare»), un paesaggio (“Panorama” «Ma abbiamo cose di noi ovunque, dentro le foto, nei pomeriggi, delle valigie che non disfiamo mai. Abbiamo cose di noi ovunque, dei viaggi lunghi mentre guardi fuori. Dei panorami che ce lo urlano »), camere d’hotel (“Oasi Hotel” «Un’altra notte nella 109. Un’altra foto con i quadri brutti. E prenotiamo il nostro cuore a ore, ci ripetiamo che non si può fare») o quelle che rimangono private, che svelano debolezze e difficoltà , in amore o con se stessi (“Stimoli” «Torni a volte senza avvertire, non sapevo che fossi qui. Fammi una fotografia e poi ci diciamo addio. Ma dove sei, non vai via mai » e “Le Piante”).

I testi, pur essendo semplici, sono densi di significato, dall’ammissione delle colpe nella coppia, alla difficoltà  di rimanere dentro i limiti, dentro gli schemi (“Scarabocchio” «Colora e tu prova a stare nei bordi, non uscire mai […] E poi ho rovinato il disegno con la mia presunzione. Ti ho detto stai sereno, ma in fondo io non so disegnare»).

La particolarità  della sua voce, del suo modo di cantare pacato, quasi sospirato, è al contempo pregio e difetto di “Panorama”. Pregio perchè rende riconoscibile Verano sin dalle prime note, identifica subito che è Anna Viganò; dall’altra rende l’album un po’ autoreferenziale, come se girasse sempre nello stesso mood un po’ malinconico e un po’ annoiato, pur trattando tematiche diverse e proponendo brani qualitativamente alti.

Resta il fatto che l’album vale molto più di un ascolto. I ritornelli rimangono in testa, le chitarre divertono e le canzoni suoneranno sicuramente bene nelle torride giornate estive.