Quarant’anni fa usciva il secondo disco degli Echo & the Bunnymen.
Sono molto lieto di scrivere questa recensione celebrativa esattamente 10 mesi dopo aver scritto quella di “”Crocodiles“, l’esordio degli Echo & the Bunnymen uscito esattamente alla stessa distanza. Era piena estate quando venne rilasciato “Crocodiles” e nella piena primavera successiva Ian McCulloch e soci diedero alle stampe il secondo capitolo della loro mirabolante carriera: “Heaven Up Here”.

Coincidenza: il 18 luglio 1980 escono “Crocodiles” e “Closer”, il secondo e ultimo album dei Joy Division. “Heaven Up Here”, registrato in marzo, sembra essere la metabolizzazione della morte del giovane Ian Curtis da parte della band di Ian MCulloch, la quale esce da un lavoro molto ben definito quale l’esordio estivo e si ritrova in primavera con un progetto molto complesso e sicuramente più dark tra le mani.

“Heaven Up Here” è forse il disco degli Echo & the Bunnymen che più è stato determinato dalla creatività  del chitarrista Will Sergeant, il quale conduce spesso e volentieri la trama dei brani verso destinazioni sfuggenti.
Il secondo album della band di Liverpool fa crescere il lato psichedelico, già  presente nel precedente, e si dimostra essere un interessante crocevia da cui passa la new wave, il dark e da dove può partire il futuro pop e perfino  la dance.

Gli Echo & the Bunnymen riescono a fare tutto, a ispirarsi da tutto e a ispirare tutti.
“Heaven Up Here” è un’isola vicina alla costa e facilmente ammirabile, ma intoccabile.
Ian McCulloch balla lisergico e comunica con tono sciamanico sopra le chitarre taglienti di Will Sergeant e la ritmica percussiva violenta e compressa.

Le idee non mancano, la vena creativa è un fiume in piena, quasi difficile da gestire perchè troppo straripante. Questo fa si che, come dicevamo all’inizio, “Heaven Up Here” rimanga un album con brani meno definiti e solidi rispetto a “Crocodiles”, ma altresì più versatili e universali.
“Over The Wall”, uno dei brani più distintivi degli Echo & the Bunnymen, abbina ad un tipico tappeto synt anni ’80 delle pennellate schizoidi di chitarra acida.
“All My Colours” è un riassunto perfetto di “Heaven Up Here” in quanto una delle poche tracce allo stato solido presenti nel disco.

Gli Echo & the Bunnymen sono la band inglese che forse più incarna la new wave per la diversità  della proposta, la sfaccettatura tagliente del sound e l’incredibile creatività  sconfinante che caratterizza il repertorio della compagine di Liverpool.
“Heaven Up Here” è un ottimo esempio di tutto questo.

Data di pubblicazione: 30 maggio 1981
Durata: 43:45
Genere: New Wave, Post Punk,
Etichetta: Warner Bros

Tracklist originale:
1. Show Of Strength
2. With A Hip
3. Over The Wall
4. It Was A Pleasure
5. A Promise
6. Heaven Up Here
7. The Disease
8. All My Colours
9. No Dark Things
10.Turquoise Days
11. All I Want