Passa anche da Milano, per un’unica data italiana il nuovo tour dei Wolf Alice, la band londinese capitanata da Ellie Rowsell, chiude proprio al Fabrique il fortunato giro di concerti, a supporto dell’ultimo album “Blue Weekend” uscito sul finire dello scorso anno.

Disco successore del blasonato sophomore “Visions of a Life”, che si aggiudicò il prestigioso Mercury Prize nel 2018, che comunque sia, rimane un premio importante, assegnato al migliore lavoro britannico dell’anno.

Un riconoscimento appunto che ha suggellato una carriera già  in ascesa, sempre più a fuoco, tra reminiscenze alternative, piccole gocce di mainstream, il carisma prepotente di Ellie e, a mio parere, una scrittura solida e sincera, quindi non mancano i brani in grado di lasciare il segno nelle playlist di oggi e in quelle di domani.

Spirito o dogma, che dir si voglia, dei Wolf Alice è una certa eterogeneità , che per alcuni potrebbe essere un difetto, a mio avviso è un indubbio pregio, l’essere spesso e volentieri non uguali mai a se stessi, anche all’interno di una stessa raccolta.

“Blue Weekend” conferma questo approfondimento, con un suono di produzione distante dal precedente lavoro in studio e aggiunge anche quella punta di maturità , praticamente una decina di anni dopo il singolo d’esordio.  

Per tutte queste date europee, i Wolf Alice non hanno avuto un guest ufficiale al seguito, bensì degli artisti locali, per regalare ad interessanti quanto probabili sconosciuti ai più, un brivido di notorietà  e un pubblico di quelli importanti, visti i numerosi sold out che ha registrato tutto il tour.

Questa sera è il turno dei Figura, svelati in extremis, band milanese, praticamente esordiente con giusto una manciata di release singole sul piatto.

Giovanissimi, abbracciano un guitar sound anacronistico per la loro generazione e la cosa non può far altro che piacere, canzoni in versione cantautorato elettrico con il piglio giusto. Partono qualche minuto prima delle venti e suonano una mezz’ora abbondate, giocano in casa, visibilmente e comprensibilmente emozionati, se la cavano egregiamente raccogliendo applausi sinceri.

Subito dopo i padroni di casa, alle 21 spaccate salgono in cattedra i Wolf Alice, portando il loro coinvolgente mix di rock senza fronzoli, sfaccettature punk e la canzone che strizza l’occhio anche al mercato della fiera del pop con autorevolezza e approfondimento, con un pubblico trasversale assolutamente fedele alla linea, in versione iPhone e sing-a-long dall’inizio alla fine.

Il Fabrique è bello pieno, se non è tutto esaurito, poco ci manca, a testimoniare che il collettivo di Londra di strada ne ha fatta, e l’ascesa non sembra ancora completata, auspicandosi probabilmente uno step successivo verso i palazzetti.

La setlist è un piccolo greatest hits dei primi tre dischi, non mancano ragionevolmente tutti i loro anthem, aprono subito con “Smile”, guitar pop d’altri tempi, “You’re a Germ” subito dopo, “Lipstick on the Glass” bellissima e sorta di perfect pop song, perde forse qualcosa nella dimensione live più cruda e meno patinata della versione registrata, non mancano “Bros” e “How can i make it ok?” o la clasutrofobia post punk estrema di “Play the greatest Hits” con Ellie scatenata, urlante e indiavolata.  

“Last man on earth” praticamente in versione acustica, pianoforte e un minimo di contorno, fa uscire la qualità  di una canzone scritta come si deve, sicuramente la loro punta dell’iceberg.

Chiudono “Moaning Lisa smile” e “Don’t delete the kisses” nei bis. Un’ora e mezza esatta di live infuocato, per una band al passo coi tempi, in grado di concedersi con abilità  più stanze sonore, con tutte le carte in regola per essere e diventare un punto di riferimento.

Photo Credit: Eric de Redelijkheid from Utrecht, Netherlands, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons