Luca, me lo ricordo da sempre: lo incontravo a tutti i concerti, rigorosamente in giacca e cravatta, di un eleganza innata, scarpe in cuoio, pallido in viso, di poche parole. All’epoca militava nei Marla, ex gruppo modenese, poi un lungo periodo di silenzio, ed ecco giungere l’anno 2007.
Da una parte imbracciando la chitarra negli A Classic Education (Bologna), dall’altra Luca Mazzieri dà  inizio al suo progetto solista, sotto il nome di Wolther Goes Stranger.
Solamente due brani, Do You Think I’m A Fag By The Way I Move My Hands? e Ceci (N’est Pas Une Chanson D’Amour), incisi su vinile per la Madcap Collective, un 12″ edizione limitata a 100 copie uscita a giugno, ma è già  sulla bocca di tutti. E sui palchi delle gallerie d’arte di Baltimora.
E’ il cantautore dello zeitgeist degli anni 00.
Seppure da solo a comporre i testi, sul palco si presenta con diverse formazioni, a volte Carlo (ex-Marla) a volte Paolo (My Awesome Mixtape), ed una sola costante, l’amico Massimo “colla”.
Perchè se già  la musica di Wolther è sublime (nel senso filosofico del termine), la versione live è il suo completamento. Da una parte Luca, vestito di tutto punto (ma, mi raccomando, nulla a che vedere con l’estetica fine-a-se-stessa delle copertine di NME), e di fronte Massimo, avvolto da una tuta bianca radioattiva. E, rispettivamente, pianoforte, batteria elettronica anni 80 e voce da una parte che si fonde con rullante, trapano e urla dall’altra. Il resto è contorno.
Si, avete letto bene, trapano. Perchè se ad una prima occhiata Luca può sembrare un ragazzo timido e posato, sul palco si trasforma in Wolther, “sfogando” la sua musica attraverso Massimo, il suo alter ego. E tutto quello che non è nell’indole di Luca, ma è alla base di Wolther, passa nelle mani del losco figuro con la tuta, che fa stridere il trapano sui piatti (di quello che resta) della batteria. Dottor Jekyll e Mister Hyde.
Atmosfere cupe avvolgono il palco, poche luci mirate, la camicia chiara di Luca che si staglia davanti alle doghe di legno scuro della parete.
La musica di Wolther è emozionale, non riesco a trovare un “genere” che la inquadri: le dita di Luca spingono sui tasti del piano, note profonde, la sua voce bassa che le accompagna, ritmata da una batteria elettronica che ci ricorda un pezzo dance: e quando meno te lo aspetti, entra la voce fuori campo, o meglio un “rumore” fuori campo, del già  nominato trapano da dentista.
E’ qui che viene il paragone più immediato con gli Einstuerzende Neubauten, suoni stridenti con strumenti metallici improbabili, poi mi fermo a riflettere e penso che invece gli Einstuerzende sono lontani anni luce. Forse un Jamie Stewart degli Xiu Xiu è più consono per una vaga somiglianza, ma gli Xiu Xiu non fanno musica dance. Perchè, in fondo, il motto di Wolther Goes Stranger è “FEEL SAD, DANCE WOLTHER”.
L’originalità  sta nel contrasto.
E’ un’elettronica senza la base a computer, è un cantautore che parla d’amore con la voce spezzata, è un dandy-chic con il pieno contatto con la realtà , è un pezzo noise al pianoforte, è un brano commerciale-dance che canta il male di vivere.
Ceci (N’est Pas Une Chanson D’Amour), infatti, ha una martellante base elettronica (di stampo 80’s) che invita il pubblico dagli “animi tristi” a ballare a suon della voce sussurrata di Luca, in un crescendo di melodie incalzanti che passano per il pop. Do You Think I’m A Fag By The Way I Move My Hands?, è qui che forse Wolther ricorda maggiormente i The Rapture di Echoes, elettro-funk raffinato che va ad introdurre gli altri brani (ancora in cerca di incisione e senza titolo) proposte nel live.
La promessa di Wolther è quella di farci ballare, a luci spente, ad occhi chiusi, a musica finita.

Link:
WOLTHER GOES STRANGER MySpace
MATTATOIO LIVE CLUB MySpace
MADCAP COLLECTIVE Official Site
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Mp3:
Ceci (N’Est Pas Une Chanson D’Amour) (from the 12″ “Wolther Goes Stranger”)
Do you think I’m a fag by the way I move my hands (from the 12″ “Wolther Goes Stranger”)

Video From The Nite: