Muri gialli, luci gialle, mente annebbiata, beat programmati, ansia, bruciare all’inferno, uno scenario epico, un trono dorato, distorsioni disperse, un ponte infinito, via Stalingrado, bancomat, lavavetri ai semafori, i Wolf Parade perdono un membro, Feuerbach e Dio, Alexei tra un ora dirà : From religion to drugs, what a hell of interview.

Mentre Dan prepara i beveraggi gli chiedo a sua moglie qualcosa di piu sulla sua attività  di scrittrice, viene fuori che scrive brevi storie e poesie, poi li stampa e li pubblica in modo indipendente; ma specifica che ha poco a che fare con i testi delle canzoni…

Alexei: Scrivo racconti brevi, poesie…ma hanno poco a che fare con i testi degli Handsome Furs, quelli li scriviamo assieme io e Dan. Sono due cose compleatamente diverse, i testi delle canzoni devono poter essere cantabili e allo stesso tempo portare con loro un sacco di emozioni. I miei scritti sono destinati esclusivamente per essere letti.

So che c’è un ‘interessante storia dietro il titolo del vostro album Plague Park, sarete anche stanchi di raccontarla, ma ora con Face Control dietro l’angolo vorrei sapere se cè qualche aneddoto particolare anche dietro a questo nome.
Alexei: Si, a noi piace mettere nei nostri titoli storie strane, ”Plague Park” è il nome di un parco di Helsinki dove sotterravano i cadaveri degli ammalati di peste, nel passato era situato all’esterno della città , che poi crescendo lo ha inglobato. Ora è un prato immenso, molto bello. La cosa interessante è vedere tutta la gente che ci va a bere birra, divertirsi, fare feste.
”Face Control” invece è la politica russa di far entrare nei locali solo la gente cool, vestita bene e carina. Prima di entrare vieni controllato e giudicato.
Dan: Si la cosa strana è vedere queste mega insegne all’entrata con scritto FACE CONTROL.

Ho notato che viaggiate molto, siete praticamente quasi sempre on the road, tra le vostre mete preferite mi sembra di capire che ci sia l’est Europa, cosa vi affascina di questi posti?
Alexei: Dan e io siamo cresciuti in Canada, e studiando la storia l’est sembrava essere il nemico dell’ovest, quindi volevamo scoprire cosa ci fosse veramente da quelle parti. Ci incuriosiva come zona, come hai detto te viaggiamo molto e amiamo scoprire nuovi posti. Alla fine siamo rimasti molto affascinati da queste culture, penso che ”Face Control” parli molto delle differenze tra la politica dell’est e dell’ovest.
Dan: Concordo pienamente.

C’è qualche evoluzione da ”Plague Park” a ”Face Control”?
Dan: E’ differente, la strumentazione è sempre la stessa: chitarre tastiere e drum machines, ma le canzoni sono molto piu forti, piu veloci. Abbiamo suonato ”Plague Park” molto dal vivo e abbiamo notato che le canzoni prendevano una dimanica piu potente nell’ambiente live. Allora abbiamo riflettuto su come sviluppare questa potenza, e in un certo senso volevamo capire che tipo di band volevamo essere.
Alexei: Si, cambia abbastanza. Ora vogliamo far ballare la gente.

Quando mi hanno detto che vi avrei intervistato, ho preso ”Plague Park” e mi sono messo ad ascoltarlo pesantemente, e mi è arrivata una strana sensazione: mi sembra che i beats programmati che inserite nelle canzoni vogliano quasi limitare le emozioni che trasmettete, come se fossero una gabbia. E guardando la società  odierna vi volevo chiedere se pensate che tutta la tecnologia che abbiamo a disposizione limiti l’interazione tra gli esseri umani.
Dan: Definitivamente si, volevamo tramettere questa opressione. Ormai puoi fare qualsiasi cosa con la tecnologia, che alla fine dietro allo schermo fa sempre le stesse operazioni, quando cerchi qualcosa su Google lui lavora sempre allo stesso modo. O quando vado a controllare le mail ho sempre la sensazione di perdermi qualcosa, alla fine comunichiamo tramite bite, perdiamo quell’aspetto della comunicazione che è l’interazione diretta tra noi. Inoltre ho la strana sensazione che ci controllino dappertutto.

Dan, tu vieni da una piccola cittadina, mentre tu Alexei sei di Montreal. E questo a mio parere si riflette molto nella vostra musica, minimal electro vs psych folk…..
Alexei: Si, io sono di Montreal, ma sono originaria di una cittadella dei Caraibi, quando sei in una citta ti mancano alcune cose del paesello, e quando sei nel paesello ti manca qualcosa della città .
Dan: L’espressione delle due vite…nessuna delle due è migliore dell’altra.
Vivere in una paesello ti obbliga a interagire con le altre persone, la comunità  è piccola quindi non lo puoi evitare; il fattore negativo è che non sei esposto a tutte le culture che si possono trovare in una città , ma allo stesso tempo la città  ti fa sentire completamente disumanizzato, li alla gente non importa quasi niente degli altri.
Il nostro quartiere a Montreal è molto carino e bello, ma quando vado downtown in mezzo alla gente non sento nessuna connessione con loro, è una cosa brutta e dura. Mi sento computerizzato in mezzo a tanti altri computer.

So che vi siete sposati, come è la vita on tour con il proprio marito o la propria moglie?
Dan: E’ molto bello, stiamo bene assieme.
Alexei: Si è bello, a tutti e due piace viaggiare, amiamo essere in tour.

Vi siete sposati in una chiesa?
Alexei: No, non siamo religiosi. Ci siamo sposati su una specie di collina con i nostri amici, è stato come un party e abbiamo persino suonato al nostro matrimonio.

Quindi non credete in Dio, avete qualche altro tipo di credenza?
Dan: Io non ho nessuna credenza religiosa, o mistica, sono un realista.
Sono cresciuto in maniera cattolica ma dopo me ne sono distaccato; poco tempo fa abbiamo visto una grossa riunione religiosa, essere li, anche se non credo, mi ha fatto capire che queste credenze alla fine sono un buon modo per riunire le persone.
Io penso che sia facile credere in queste cose, ho molti amici che credono in Buddha, la mia famiglia è molto religiosa e la cosa che più mi da fastido è che se ti succede qualcosa dai la colpa a Dio, non ti prendi mai sul serio, pensi che tutto sia un piano di Dio.
Alexei: Alla fine ti riduci a essere una foglia in balia del vento.

Fate uso di droghe? Pensi che le droghe possano essere una fonte di ispirazione?
Dan: Si le uso, ma non tutto il tempo, mi piace usarle per poi vedere cosa succede, ma non sono fonte di ispirazione.
Non le uso per essere creativo, ne per scrivere canzoni, e nemmeno per suonare, ma credo che sia un’interessante cultura quella delle droghe psichedeliche.

”Plague Park” è molto adatto a essere ascoltato dopo una notte di festa…
Dan: Si, anche secondo me è adatto, magari mentre torni a casa dopo una notte folle. ”Face Control” invece è da ascoltare durante la festa.

Dan, quando suoni nei Wolf Parade hai altre quattro persone con te nel palco…
Alexei: Ehm…non piu…
Dan: Abbiamo perso un membro, Hadji Bakara che suonava le tastiere elettroniche, sta diventando proffessore di letteratura inglese…peccato…
Cosa mi volevi chiedere?

Mi dispiace.
Volevo sapere, visto che con gli Handsome Furs siete solo in due sul palco, come fai a catturare tutta l’attenzione del pubblico su di voi?

Dan: Devo lavorare molto con gli Handsome Furs, soprattutto per rendere lo show energico e continuativo. Nei Wolf Parade canto metà  delle canzoni, quindi durante il resto dello show mi posso concentrare sulla chitarra. Mentre con gli Handsome Furs mi tocca lavorare di piu.

Sapete che in questi giorni c’è il ”magnifico Festival Di Saremo”?
Alexei: Si, abbiamo sentito.

Qualche artista italiano che vi piace?
Dan: I Jennifer Gentle ci piacciono un sacco, oggi abbiamo preso alcuni cd: Disco Drive, Zen Circus
Poi conosco roba vecchia, tipo Morricone che ha fatto un sacco di colonne sonore, ho i cd e mi piacciono veramente molto.

Qui in Italia la situazione non è molto favorevole alle band, e l’Inghilterra si sta bruciando con le sue stesse mani; quindi noi guardiamo con molto interesse la scena oltreoceano, cosa ne pensate della scena americana?
Dan: Non lo so, mi piace in parte. Un sacco di bands suonano per i college, tutto sta diventando estremamente prevedibile; ci stiamo avvicinando a quello che sta succedendo in Inghilterra.
Comunque qui in Italia per quello che ho visto mi piace molto la scena, la band che aprira il nostro concerto (Wolther Goes Stranger) è pazzesca, qui le band fanno un po quello che vogliono, sembrano molto libere e si vede che amano suonare e fare musica.

Grazie ragazzi, questo è tutto…
Alexei: Beh dalla religione alle droghe, è stata una fottuta intervista.
Dan: Grazie a te e anche a IndieForBunnies…

INTERVIEW WITH HANDSOME FURS ENGLISH VERSION

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Recensione “PLAGUE PARKS”
Recensione “FACE CONTROL”