Una persona che ha sviluppato il proprio gusto musicale in pieno periodo britpop è una persona estremamente nostalgica e non avendo niente di meglio da fare andrà  a concerti in nome di gloriose canzoni di band che la maggior parte dell’umanità  pensa siano in pensione da anni. Volerà  per l’ennesima volta a Londra e farà  rientrare nei tre giorni e poco più di permanenza un concerto degli Ash.
Esattamente la stessa sera in cui gran parte degli italiani a Londra sarà  presumibilmente all’Hammersmith Apollo per il concerto di Vasco, all’Electric Ballroom di Camden c’è la prima delle due date londinesi degli Ash, in tour per la promozione di una discutibile raccolta di nuovi singoli.

Charlotte Hatherley non è più nella band da ormai quattro anni e Tim Wheeler ha pensato di portarsi in tour Russell Lissack dei Bloc Party. Un’ottima scelta considerando che suona come se fosse nella band da sempre e passa da chitarra (assoli compresi, meraviglioso quello di “Angel Interceptor”) a sintetizzatore (discutibili nuovi singoli, si diceva). I pezzi di “1977” trainano (non che ci fossero dubbi) due ore di concerto facendo sembrare le canzoni nuove la cosa più inutile di questo mondo, ma dopotutto non credo che qui dentro ci sia qualcuno per “True Love 1980”, canzoncina con una melodia tanto carina, ma rovinata da un sintetizzatore inopportuno, o per “Return Of White Rabbit”, una brutta canzone da discoteca anni novanta suonata in chiave rock, nonchè il peggior modo per chiudere la prima parte di concerto.

Quello che vuole il pubblico (esclusi quei cinque o sei bambini -con tanto di pass AAA- di circa dieci anni e ultras di Lissack) è un salto indietro nel tempo. L’inizio con la doppietta micidiale “Lose Control” e “A Life Less Ordinary” funziona meglio di una Delorean e anche il fatto che Tim Wheeler abbia sempre lo stesso bellissimo faccino da bimbo aiuta molto. Sul palco la band si diverte, l’esecuzione di quasi tutti i pezzi è da manuale (Orpheus su tutte, suonata maestosamente) e le due ore passano in dieci minuti. Il pubblico davanti a loro apprezza convinto, ma va in delirio solo per le vecchie perle e fa un po’ male sentire “Oh Yeah” e “Girl From Mars” suonate così velocemente, così in fretta, iniziate e già  finite prima che si possa creare quell’atmosfera magica che potrebbe portare addirittura alla commozione.

Davanti agli occhi i ricordi di una vita, su tutti quello del primo concerto, a una settimana dal quattordicesimo compleanno, al fu Rolling Stone di Milano per trentatremilalire. Uscire dall’Electric Ballroom e, quasi dodici anni dopo, pensare esattamente la stessa cosa pensata all’uscita dal Rolling Stone. Gli Ash sono proprio fighi.

Setlist:
LOSE CONTROL
A LIFE LESS ORDINARY
DIONYSIAN URGE
GOLDFINGER
NEON
PETROL
SHINING LIGHT
JOY KICKS DARKNESS
ORPHEUS
THE DEAD DISCIPLES
ANGEL INTERCEPTOR
WALKING BAREFOOT
YOU CAN’T HAVE IT ALL
TRUE LOVE 1980
OH YEAH
KUNG FU
ARCADIA
ONLY IN DREAMS (Weezer cover)
GIRL FROM MARS
RETURN OF WHITE RABBIT

PROJECTS
JACK NAMES THE PLANETS
TWILIGHT OF THE INNOCENTS
BURN BABY BURN

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