Jaill
Traps

Ognuno di noi ogni estate, ogni inverno..insomma ogni stagione (perchè che dir se ne voglia non è vero che non esiste musica ‘stagionale’) avrà  avuto un disco che messo lì di sottofondo avrà  accompagnato le lunghe giornate estive o quelle più brevi e fredde di inverno. Ecco, questo terzo lavoro dei Jaill, “Traps”, potrebbe aspirare a diventare il disco dell’estate per molti (per quanto mi riguarda vince a mani basse su molte altre produzioni pre-summer’12).

Giunti al loro terzo album, il secondo sotto le ali protettrici di mamma Sub Pop, sinonimo di affidabilità , dopo un primo auto-prodotto “There’s No Sky (Oh My My)” che li aveva fatti conoscere ai più, il gruppo del Wisconsin torna con il suo suono caratteristico: quel surf-garage-rock lunatico associato, parole loro, a “un adorabile orso brontolone appena svegliato dal suo lungo inverno”….”.
Lunatico è forse l’aggettivo che riesce meglio nell’intento di descrivere questo “Traps”, sì perchè dopo la partenza solare con la wilsoniana fino al midollo “Waste a Lot of Things” e lo psych-surf di “Everyone’s a Bitch” su Traps arrivano dei nuvoloni che portano quel sentore di pioggia tipico di quegli odiosi (?) temporali estivi. Il primo scroscione di pioggia, anticipato dal solito garage psicotico di “I’m Home” e “Perfect Ten”, arriva con “House with Hounting” (blues acido) e con le ballate “Madness” e “Million Times” e ci accompagna fino al finale in cui anche se la pioggia tende a placarsi rimangono sospese sopra di noi nubi (“While You Reloaded”) cui dietro fanno capolino timidi raggi di sole (“Ten Teardrops” e “Stone Froze Mascot”).

Ecco perchè “Traps” diventa inevitabilmente il disco dell’estate: ditemi chi di voi in queste torride giornate non desidererebbe un bell’ acquazzone rinfrescante…

Ascolta “Traps”