E’ un menestrello venuto dalla strada Willis Earl Beal, cresciuto con Bob Dylan nelle orecchie e l’anima indurita da anni vissuti senza fissa dimora. Esperienze di cui parlava a cuore aperto in “Acousmatic Sorcery”, opera prima anarchica e lo-fi che l’ha fatto conoscere e amare. Il suo secondo disco, “Nobody Knows”, è molto diverso dal predecessore e forse non poteva essere altrimenti. A produrlo è stato Earl Beal stesso, calatosi per l’occasione nei panni di “Nobody” e strenuamente deciso, parole sue, a essere “un’ombra, non l’uomo che la genera”.

Un signor Nessuno però Willis Earl Beal ha smesso di esserlo da tempo, anche se la notorietà  sembra andargli piuttosto stretta. Ormai ha amici importanti, tra cui Cat Power con cui duetta in quel delizioso gioiellino soul-gospel che è “Coming Through”, ma qualche stranezza se la concede ancora. Come quando, nel soffocante mese di agosto, si è divertito a rispondere con la sua “Black Beauty” a Lana Del Rey.

Ascoltando “Nobody Knows” non si può non notare la voce calda e trascinante di questo versatile musicista di Chicago. Una voce che praticamente è uno strumento musicale a se stante di cui già  in “Acousmatic Sorcery” si intuiva la potenza, che però non veniva sfruttata completamente. In questo nuovo disco invece Willis Earl Beal esplora appieno i limiti e i confini della sua abilità  di cantante, dimostrando ancora una volta di sapersi adattare ai generi più diversi. Toccanti ballate con solo la chitarra come accompagnamento (“White Noise”), derive blues e bluegrass (“Too Dry To Cry”, “Disintegrating”), sofferti brani in cui si mette a nudo completamente (“What’s The Deal?”), ballate che in radio farebbero furore (l’orchestrale “Blue Escape”, “Burning Bridges”), spiritual con arrangiamento d’archi (“Wavering Lines” che inizia con due minuti tutti a cappella, “Nobody Knows”), cavalcate r & b (“The Flow”), riusciti brani soul con un tocco sperimentale (“Everything Unwinds”). Non dimentica certo l’aspirazione, ribadita più volte, di diventare il Tom Waits nero Willis Earl Beal e puntualmente si dà  da fare con “Hole In The Roof”, parente stretta della “Take Me Away” comparsa nel primo album. Ogni tanto si lascia andare a piccole anarchie (una “Ain’t Got No Love” in cui aleggia il fantasma di Screamin’ Jay Hawkins, la già  citata “What’s The Deal?”) ma la rabbia e la pazzia di “Acousmatic Sorcery” sembrano ormai lontane. Addomesticate ma non dimenticate.

“Nobody Knows” è un disco di classe, in cui Willis Earl Beal conferma di poter fare ciò che vuole con la propria voce e di saper scrivere ottimi testi. Molto meno selvaggio di “Acousmatic Sorcery” e di quella splendida, spontanea imprevedibilità  si sente ogni tanto la mancanza. Ma non è più un outsider Willis Earl Beal e sarebbe disonesto da parte sua fingersi ancora tale. E’ entrato a far parte del sistema, chissà  forse per cercare di cambiarne le regole dall’interno come sostiene (un po’ pomposamente) di voler fare, provando a trovare un difficile compromesso tra le sue radici e i pezzi da classifica. E magari prima o poi ce lo ritroveremo figliol prodigo sul palco di X Factor, che canta “The Flow” o “Blue Escape” di fronte agli stessi giudici che l’avevano mandato a casa. Succede. Però con “Nobody Knows” dimostra anche di essere un artista completo. Che non è disposto a ripetersi, a rimanere sempre uguale a se stesso. Un artista dal talento genuino, in continua trasformazione, di cui sarà  interessante continuare a seguire l’evoluzione futura.

Nobody Knows
[ XL – 2013]
Genere: songwriting, folk, blues
Rating:
1. Wavering Lines
2. Coming Through (ft. Cat Power)
3. Everything Unwinds
4. Burning Bridges
5. Disintegrating
6. Too Dry To Cry
7. What’s The Deal?
8. Ain’t Got No Love
9. White Noise
10. Hole In The Roof
11. Blue Escape
12. Nobody Knows
13. The Flow