Spesso sono i grandi folk singer (uomini) oppure mostri sacri del jazz o del metal a fare dischi mettendo il nome in copertina a mo’ di titolo. Stavolta tocca, meritatamente, a tre signore delle sette note che non hanno bisogno di presentazioni: Neko Case, k.d. lang e Laura Veirs. Si stimavano da tempo e si sono trovate, prese e lasciate per circa due anni e mezzo prima di completare questa insolita collaborazione. Collaborazione vera e propria visto che si sono divise i compiti in modo decisamente democratico, scrivendo insieme le canzoni e cantandole senza dover sempre badare a chi aveva avuto l’idea giusta. O meglio quasi sempre: Laura Veirs infatti ha candidamente ammesso di essersi trovata in grave difficoltà  quando ha scoperto che Neko Case modificava regolarmente i suoi testi “… anche se li migliorava. E secondo k.d. lang in studio ci sono stati momenti di tensione da film western.

Ascoltando “case / lang / veirs” (in rigoroso ordine alfabetico e con le minuscole) però viene da pensare che tutta quella rabbia trattenuta in fondo sia stata uno stimolo non un problema. Sotterrata l’ascia di guerra il trio funziona: Neko, k.d. e Laura vanno d’amore e d’accordo. Si completano a vicenda, passando con grande facilità  dal pop di “Delirium” al classico folk (“Greens Of June”) ad arrangiamenti più complessi ed eleganti vicini al jazz (“Honey And Smoke”, “Blue Fires”, “Why Do We Fight” dove fa piacere ritrovare una k.d. lang in splendido spolvero). Tre voci che insieme ricordano quelle dei tanti artisti al femminile che negli anni cinquanta e sessanta facevano delle perfette armonie il proprio cavallo di battaglia (Ronettes, Buffy Sainte-Marie su tutte). C’è qualcosa di particolare quando musiciste donne parlano di donne che fanno musica e qui succede in “Song for Judee” con la voce dolce e graffiante di Laura Veirs che ricorda con affetto la vita e la tragica morte di Judee Sill, cantautrice che negli anni settanta avrebbe potuto essere la nuova Joni Mitchell se avesse avuto miglior fortuna.

La grinta di Neko Case, l’immortale eleganza di k.d. lang, l’onestà  di Laura Veirs. “case / lang / veirs” è un inno al compromesso, al lavoro di squadra. Un disco con almeno due anime, una più accessibile e una più sperimentale con “Behind The Armory” a far da spartiacque. Fresco e a tratti malinconico, orgogliosamente vintage. Che sa essere intimo e ha i suoi bei momenti dark (la tripletta “Supermoon” – “Down I-5” – “Georgia Stars”). In “L’Odore Della Notte” il Montalbano di Camilleri ricorda con nostalgia lo spolverino indossato dal padre in autunno e in primavera, chiedendosi dove siano andate a finire le mezze stagioni. Ecco le atmosfere di “case / lang / veirs” sono perfette per accompagnare quelle mezze stagioni che ormai pericolosamente scarseggiano.