La musica è una strana bestia feroce. C’è chi pur di non ascoltare le collezioni di dischi dei genitori, dei parenti, si mette le dita nelle orecchie e scappa in giardino e chi invece non chiede altro che restare da solo con la collezione di vinili di mamma e papà . Le famiglie dei musicisti non fanno eccezione. E a volte la musica può anche servire a curare un rapporto tormentato, tipo quello tra l’ingegnosa e poliedrica Amanda Palmer, un’artista che ferma non sa mai stare (neppure quest’anno tra sentiti omaggi a David Bowie e Prince) e suo padre Jack, anche lui musicista. Terreno del confronto dodici cover, scelte democraticamente tra quello che piace a lui (Lucy & Carly Simon, Phil Ochs, Tom T. Hall) e quello che piace a lei (Kimya Dawson, Melanie, Kathleen Edwards) per formare un solido ponte tra generazioni. Due voci che si cercano e si trovano, apparentemente senza fatica, seguendo l’istinto come già  avevano fatto qualche mese fa mettendosi alla prova con “So Much Wine” dei The Handsome Family.

Amanda suona piano e ukulele, Jack la chitarra a formare un curiosissimo alfabeto delle sette note. Si parte con un Leonard Cohen d’annata, una delle tante Cohen songs che i due hanno reinterpretato insieme, e si procede senza soluzione di continuità  tra artisti più o meno noti con brani che vengono spesso stravolti nel senso buono del termine. Non manca il coraggio ad Amanda e Jack e di coraggio ce ne vuole per affrontare “Glacier” di John Grant (con cui Miss Palmer ha collaborato in uno strano duetto elettronico chiamato “You & Him”) un brano incredibilmente personale che quanto a intensità  non scherza. Jack e Amanda però riescono a farlo proprio, a scovare una chiave di lettura diversa a cui aggrapparsi ispirandosi alla versione più minimale proposta spesso da Grant live con l’aiuto di Conor O’Brien dei Villagers. Parole come “You just want to live your life /The best way you know how / But they keep on telling you / That you are not allowed” cantate dal baritono di Jack tornano a commuovere e questa nuova “Glacier” finisce per ricordare, molto banalmente, “Hurt” dei Nine Inch Nails rivista da Johnny Cash.

Non di tutti gli album di cover si sente la necessità . A volte, inutile negarlo, possono sembrare superflui. Nella cavalcata di Jack & Amanda Palmer invece di superfluo non c’è quasi nulla. E se non bastasse a dimostrarlo la “Glacier” di cui sopra si potrebbero citare, tra le altre, una versione teatrale dell’inno a due ruote “1952 Vincent Black Lightning” del “dangerous manRichard Thompson, una ninna nanna dark tipo “Wynken, Blynken and Nod” e “Black Boys on Mopeds” di Sinead O’Connor, originariamente scritta nel 1983 come protesta contro il razzismo e i pregiudizi della società  inglese, che suona ancora incredibilmente attuale oggi. “You Got Me Singing”, con la sua copertina ispirata a “Bringing It All Back Home” di Bob Dylan, è un’ottima occasione per fare una passeggiatina folk lungo il viale dei ricordi e riscoprire un passato che poi tanto passato non è.