Attiviamo il radar e scandagliamo in profondità  un universo musicale sommerso. Ogni settimana vi racconteremo una band o un artista “‘nascosto’ che secondo noi merita il vostro ascolto. Noi mettiamo gli strumenti, voi orecchie e voglia di scoperta, che l’esplorazione abbia inizio (e mai una fine)”…

Oggi la nostra ricerca dei talenti emergenti si ferma in casa di Jackson Phillips, a.k.a. Day Wave, che prima di assumere questo nome d’arte è stato batterista jazz, ma anche componente del duo electro-pop Carousel, e ora, con sede a Los Angeles, è titolare unico di questo progetto che sta raccogliendo sempre più consensi e attenzioni. Il primo biglietto da visita di una certa rilevanza è l’EP “Headcase” (2015), realizzato completamente dal buon Jackson, senza l’aiuto di nessuno.

Musicalmente siamo in zona Bech Fossils, con questo indie-pop che si tinge di gloomy anni ’80 e che assume dei contorni alla Drums, mentre il sole si nasconde dietro alle nuvole e sparge più malinconia che sorrisi spensierati, con i synth che completano il lavoro chitarristico, muovendosi comunque in un contesto semplice, lo-fi e spartano se vogliamo. Ottimi esempi di quanto appena detto sono “Total Zombie” e “We Try But We Don’t Fit In” che ci rimanda ai Wavves, ma segnatevi anche “Drag” che, nonostante un ritmo pimpante riece sempre a mettermi addosso una tristezza di fondo incredibile.


Sempre nel 2015, dopo l’uscita estiva appena citata, c’è tempo per un nuovo singolo. Incalza con il suo ritmo la melodica “Come Home Now” (è in coppia con l’altrettanto piacevole “You Are Who You Are”), che mantiene le caratteristiche dell’EP con questa strumentazione sempre “povera” ma usata in modo magnifico. Impossibile non citare anche la cover di “Ceremony” dei Joy Division.


Nel marzo 2016 arrivano altri 5 nuovi brani, racchiusi nel nuovo EP “Hard To Read”. Ancora una volta il nostro ragazzo si muove in autonomia, mescolando evocazioni dream-pop con il solito piglio lo-fi. Quello che sa fare benissimo Jackson è lavorare sulle melodie, basti sentire un brano come la title track o la canzone d’apertura “Deadbeat Girl”. Certo si potrebbe obiettare che non c’è molta varietà  e che questa bassa fedeltà  appiattisca la proposta, ma bastano pochi ascolti per capire che il nostro non rinnega la sua scrittura, ma si sta sempre di più affinando nel modo migliore.


Inizia poi, finalmente, la marcia d’avvicinamento all’album d’esordio targato Day Wave. Ma prima di parlarne lasciateci citare la cover di “PDA” (brano degli Interpol dall’album “Turn on the Bright Lights”) che vede coinvolta anche Hazel English. Le parole di Jackson sono più che esplicative: “I remember first hearing Turn on the Bright Lights when I was 14. I was blown away. And for me the immediate stand out was “PDA.” I’ve been playing the song on repeat ever since. I never thought of attempting to cover it until recently, it was almost too important to me. But having been so influential for me, I thought it would be cool to pay homage to the album“.

Parlavamo dell’album d’esordio. “The Days We Had” vede la luce nel maggio 2017 ed è una delle uscite più convincenti di quest’anno ormai in chiusura. Il cerchio si è chiuso nel migliore dei modi: il lavoro ad incastro tra synth e chitarre funziona sempre più al meglio, anche perchè le melodie pop sono sempre presenti e più che immediate. Si perde via via quella patina di lo-fi, mentre bassi e batteria elettronica si fanno vivi e carichi e anche il lavoro sulle voci è migliorato. I riferimenti sono quelli già  citati, certo, ma provate a trovare una melodia che non vi si appiccichi subito alla testa: è nell’aspetto pop che ora il progetto Day Wave da il meglio si sè, sia che i brani
viaggino veloci (“Ordinary”) sia che siano più avvolgenti (“Bring You Down”). Interessante anche l’approccio gloomy-pop di “Disguise” con questa dolce e malinconica ninna nanna che fa il pari con la chiusura ancora morbida di “I’m Still Here”. In conclusione, un percorso davvero interessante quello di Jackson Phillips, se ancora non lo conoscevate, beh, è il momento di approfondire per bene!