Solo un genio come Umberto Maria Giardini, che alcuni conoscono come Moltheni, poteva metter in piedi questa band: un piccolo ‘best of’ di musicisti della scena indie, tra cui spiccano il chitarrista de Il Pan del Diavolo e Ugo Cappadonia. Obiettivo (più che riuscito!): omaggiare senza troppi giri di parole o accordi gli Smiths, tant’è che il primo singolo “Eleonora no” introduce i nostri con un video (girato dal collettivo Mozukin) con un Giardini in versione Morrissey, con tanto di occhiali, insomma, a mio avviso, questa è genialità .

Il disco in realtà  è anche molto di più, innanzitutto è bello, frizzante, ben arrangiato, con melodie cristalline e magicamente anni ’80, senza accusare il peso della nostalgia e poi la verve di Umberto spicca come non mai, sia come frontman che come cantante (le sue metafore e le sue suggestioni liriche, sempre impeccabili e toccanti, sono sicuramente più abbordabili e di lettura più immediata in questo progetto), in più si sente che, a differenza del suo percorso da solista, questo è davvero il disco di una band al completo, una band con i controcazzi per giunta.
Ci avevano promesso “brani accattivanti dove i sentimenti dettano legge e dove l’aria che si respira rievoca echi pastorali e incontaminati della musica pop più genuina” e noi possiamo solo ringraziare gli Stella Maris per aver mantenuto quanto promesso.

Guitar pop: mentre tutti piazzano synth un po’ ovunque, ecco che Umberto Maria Giardini e i suoi compagni di viaggio segnano il sacrosanto ritorno delle chitarre. Disco magnifico.