Dire che Jonathan Wilson sia un fuoriclasse è un’ovvia banalità , il musicista americano ha pubblicato 4 dischi, uno più bello dell’altro e stasera è a Milano per presentarci “Rare birds”, a mio avviso il suo migliore e, a conti fatti,il probabile disco dell’anno; credo sia merce rara, oggi, trovare un lavoro così bello, ricco e non dover skippare alcuna canzone. Si meriterebbe tre stadi di San Siro unificati per la qualità  che propone, ma noi siamo felicissimi di godercelo nella sempre bella Santeria, a portata di mano, in un ambiente quasi confidenziale.

Jonathan è anche l’alter ego di Roger Waters, di fatto è un piccolo David Gilmour reincarnato, sia per bravura, sia per estetica e se lo ha scelto Waters, che non è l’ultimo stronzo in circolazione, dire che la classe e il talento non li compri al supermercato, è poco. Venendo al live di questa sera, com’era facilmente prevedibile, “Rare birds” la fa da padrone, ma non mancano divagazioni da inizio carriera, come alcune perle, soprattutto, forse, da quello che possiamo considerare il suo primo vero disco, pubblicato da Bella Union (etichetta blasonata con un catalogo da sfregarsi gli occhi), quel “Gente Spirit” uscito nel 2011 da cui il nostro pesca qualche brano (la stupenda title track, “Desert Raven” o le conclusive “Ballad Of The Pines” e “Valley OF The silver Moon”), qualcosina anche dal fortunatissimo e penultimo lavoro “Fanfare” (Dear Friend e “Moses pain”) e come detto sopra, praticamente, quasi tutto quello che sarà  ricordato, nei prossimi anni, il cosiddetto disco della vita, quello che potrebbe cambiargli ulteriormente le cose.

“Rare birds” oltre a essere una figata pazzesca, è un disco d’altri tempi e ha già  nel suo interno dei piccoli evergreen, da “Sunset blvd” a “Me” da “Trafalgar Square” a “Loving You”. Band affiatata e impeccabile, suite lunghissime e dilatate; immagini psichedeliche da sfondo che ci proiettano direttamente in un’altra epoca, insomma la perfezione. Cosa cazzo posso dirvi ancora, forse se state leggendo questa rece è perchè non siete venuti al concerto, quindi vi consiglio di rosicare, anzi stra-rosicare.

P.S. Come non citare anche uno dei musicisti di questa band, che ha accompagnato Wilson in Europa, questo Davey Horne, voce bellissima e potente al servizio di gentle songs appunto, che si è esibito in apertura.