Dopo ben quattro anni dal loro sophomore “All Your Happy Life”, i Wytches sono ritornati con un nuovo LP, il primo realizzato per la Cable Code Records, l’etichetta di loro proprietà , e anche il primo senza il loro batterista originale Gianni Honey, che ha abbandonato il gruppo lo scorso anno.

La band originaria di Peterborough ha registrato “Three Mile Ditch” nell’autunno del 2019 ai Tile House Studios di Londra insieme a Luke Oldfield, mentre Noel Summerville si è occupato del mastering.

L’opening-track “Cowboy” sembra ripartire proprio da dove i Wytches avevano lasciato qualche anno fa: atmosfere psichedeliche pesanti e soprattutto cupe, mentre chitarra e basso sembrano, invece, trasportarci verso la durezza dei tempi del grunge di Seattle.

I paesaggi sonori, seppur sempre tetri, cambiano poi in modo deciso in “Midnight Ride”, in cui gentili arpeggi di chitarra accompagnano la voce del frontman Kristian Bell in un viaggio acustico dalle inaspettate e preziose influenze folk.

Atmosfere decisamente riflessive ed eleganti anche in “A Love You’ll Never Know”, ma è il suo coro, costruito in modo intelligente, a esplodere e a esaltarci.

Intensa e decisa, “Everyone’s Friend”, disegnata da potenti riff di chitarra e dalle urla tipiche di Bell, è forse il momento più duro di tutto il disco, mentre “White Cliffs” risulta più accessibile e melodica, ma non per questo va a snaturare la natura della band inglese.

Difficile usare un’unica etichetta per il sound dei Wytches che, pur non reinventando la famosa ruota, con “Three Mile Ditch” riescono a creare un album solido, fresco, piuttosto energico e di buon valore.

Photo Credit: Paul Hudson (CC BY 2.0)