Sono passati tre anni dal loro settimo album, “24-7 Rock Star Shit” e i Cribs sono tornati ora con il suo atteso successore, pubblicato da Sonic Blew / PIAS e registrato lo scorso anno a Los Angeles ai 606 Studios di proprietà  dei Foo Fighters, dopo aver ricevuto un invito da Dave Grohl dopo il concerto che le due band avevano tenuto all’Etihad Stadium di Manchester del giugno 2018.

E’ stato un periodo doloroso per i fratelli Jarman perchè, poco dopo l’uscita del loro ultimo LP, hanno scoperto di non essere in possesso della maggior parte dei diritti della loro musica e ciò li ha portati a una lunga battaglia legale fortunatamente finita bene: nonostante la pandemia mondiale in corso e la conseguente assenza di qualsiasi tour, come ci ha rivelato il batterista Ross Jarman nella nostra recente intervista, i Cribs hanno deciso ugualmente di pubblicare il loro nuovo disco, nella speranza di portare in qualche modo conforto a chi ascolta.

La “nuova era” (come ci ha detto Ross) del gruppo dello Yorkshire si apre con “Goodbye”: leggermente malinconica sì, ma allo stesso tempo capace di fare un passo avanti verso il futuro, salutando i dolori del passato e cercando di progredire in tutti i sensi. Anche a livello sonoro, infatti, i fratelli Jarman qui ci sorprendono con delle ottime armonie degne dei Beach Boys, pur senza snaturarsi del tutto rispetto al materiale che avevano prodotto in precedenza.

Si prosegue con “Running Into You” che ci riporta verso territori alt-rock melodici più famigliari, dove la chitarra fuzzy di Ryan trova lo spazio per dominare ancora una volta l’universo Cribs.

Ancora armonie (a cui si aggiungono anche handclap) nella riflessiva “Never Thought I’d Feel Again”, che ““ pur con le sue tinte chiaro-scure e un’anima indie-rock ““ aggiunge anche un raffinato tocco pop più delicato rispetto a ciò che la band di Wakefield ci aveva abituato in passato.

“I Don’t Know Who I Am” ““ anch’essa meditativa ““ vede la preziosa presenza di Lee Ranaldo alla chitarra e ai backing vocals: secondo l’opinione di chi scrive l’impatto emotivo di questa canzone su chi ascolta è davvero notevole.

“The Weather Speaks Your Name”, pur con la sua tradizionale energia e la chitarra fuzzy di Ryan, dimostra come i Cribs sappiano comunque fermarsi a riflettere anche in mezzo al rumore, mentre “The Neon Night” chiude il disco in maniera quasi gioiosa e mette in luce uno spirito pop assolutamente divertente da parte del gruppo dello Yorkshire, che sembrerebbe voler dimostrare di essere stato galvanizzato da questa nuova rinascita.

E’ bello vedere i fratelli Jarman finalmente di nuovo a suonare insieme: con questo nuovo album hanno provato a essere diversi dal passato, deviando su territori a loro poco conosciuti, e, come ci ha detto Ross, a lavorare maggiormente sulle canzoni. Il risultato è più che apprezzabile e ““ dobbiamo ammetterlo ““ non vediamo l’ora di tornare ad assistere a un loro concerto!

Photo Credit: Pieter M. van Hattem