Ci sono dischi che ti cambiano la carriera, altri che la segnano in modo indelebile. Il quinto album di Nandi Rose Plunkett in arte Half Waif potrebbe essere il momento di svolta dopo quattro lavori sempre pregevoli e in deciso crescendo. “Lavender” del 2018 e “Caretaker” uscito nel 2020 hanno cementato la reputazione di artista attenta ai dettagli ma non certo avara di emozioni, un traguardo che Half Waif ha raggiunto dopo dieci anni di impegno musicale.
Fondamentale la collaborazione con Zubin Hensler, produttore e compositore di colonne sonore che ha regalato ai brani di Nandi Rose Plunkett un respiro diverso, più ampio. “Mythopoetics” lo dimostra ancora una volta e stiamo parlando dell’album più personale mai uscito dalla penna di Half Waif. Il piano si sposa perfettamente con l’elettronica e i testi fanno riferimento a persone care, quegli affetti che troppo spesso si danno per scontati.
L’intensità degli arrangiamenti fa risaltare il senso di solitudine che traspare da ogni nota e la delicatezza della voce di Nandi Rose che in “Fortress” unisce falsetto e melodia e in “The Apartment” diventa dolorosa, magnetica con l’intervento di sintetizzatori e archi processati che danno un tocco quasi futurista a uno dei brani di punta del disco insieme alla ritmata “Take Away The Ache”, a “Sourdough”, “Horse Racing” e una ninna nanna dal tono quasi spettrale di nome “Powder”.
Non è un album lineare “Mythopoetics” e avrebbe potuto benissimo diventarlo se avesse sacrificato buona parte del suo fascino per essere più accessibile. Half Waif fortunatamente ama l’avventura ed è ormai abbastanza sicura di sè e del proprio talento da non doversi preoccupare dei giudizi altrui. Commuove e convince perfezionando sempre più la formula magica di cui è custode.
Credit foto: Ali Cherkis Swimmer