Dopo più di due anni dal suo esordio solista, “Perfect Version”, Julia Shapiro è ritornata con questo nuovo LP, pubblicato dalla Suicide Squeeze Records di Seattle.

Questo nuovo full-length della frontwoman delle Chastity Belt è stato registrato a Los Angeles, dove si è trasferita dal nativo stato di Washington, ed è stato prodotto dalla stessa Julia insieme alla sua coinquilina Melina Duterte (aka Jay Som).

Il suo trasloco in terra californiana alla ricerca del sole, avvenuto nel marzo dello scorso anno, non è stato però dei più fortunati perchè quasi subito la musicista statunitense si è trovata in quasi totale isolamento a causa della pandemia mondiale e l’unica soluzione per lei è stata quella di mettersi al lavoro su nuovo materiale solista.

“Death (XIII)” apre il disco e ci mostra subito una faccia della “nuova” Julia: i suoni shoegaze ricordano i Nothing di Domenic Palermo, sia per la potenza quasi metal delle chitarre che per la delicatezza della melodica voce della Shapiro, che pur esprime malinconia. Forse non è l’inizio che ci saremmo aspettati da lei, ma è comunque consistente, valido e piacevole.

Interessante anche la sperimentazione in “Reptile! Reptile”: sembra di viaggiare in un mondo ipnotizzante e psichedelico nella cui strumentazione trova spazio anche la tromba (cortesia di Melina Duterte). La musicista di Seattle, dopo circa un minuto e quaranta, aggiunge uno spoken-word dall’atmosfera triste che sembra ben adattarsi agli strumenti che troviamo in sottofondo.

“Hellscape” ci porta invece su territori acustici di rara delicatezza, mentre “Pure Bliss” devia ancora verso lo shoegaze, anche se la strumentazione qui è più leggera e meno cupa rispetto alla opening-track.

Il disco si conclude con il finger-picking di “Hall Of Mirrors”: gentile, ma piuttosto spettrale, la canzone si chiude con l’aggiunta di synth e droni che sembrano abbinarsi in modo perfetto con la sua atmosfera.

Un disco dai toni malinconici che pare rispecchiare bene il momento che tutti stiamo purtroppo ancora vivendo: intanto Julia, nel suo tentativo di uscire in qualche modo da questo forzato isolamento, è riuscita a creare un lavoro valido ed emotivamente intenso, muovendosi bene anche attraverso generi musicali a lei non abituali.

Photo Credit: Eleanor Petry