10. LNDFK
Kuni
[La Tempesta / Bastard Jazz]

Linda Feki in arte LNDFK si era già  fatta notare grazie a un buon numero di singoli ed EP, con “Kuni” realizza un album di grande eleganza in bilico tra jazz, rap ed elettronica. Ritmi dilatati, atmosfere intime e tensioni sperimentali si alternano in trentuno minuti che, complice un film di Takeshi Kitano, rivelano l’anima meno pop e più avventurosa di LNDFK che si conferma artista pura, da tenere d’occhio

9. BLACK COUNTRY, NEW ROAD
Ants From Up There
[Ninja Tune]
La nostra recensione

Non si lasciano nè etichettare nè inquadrare i Black Country, New Road e dopo un primo album nervoso e scattante voltano pagina con “Ants From Up There” che ha più in comune con la vulnerabilità  dei Neutral Milk Hotel e con la potenza degli Arcade Fire che con le improvvisazione jazzistiche. Dieci brani che segnano un cambio della guardia con l’addio di quella che finora era la voce principale, un Isaac Woods che dà  sfogo a tutta la sua fragilità 

8. CARA CALMA
Gossip!
[Piuma Dischi]
La nostra recensione

Tornano i bresciani Cara Calma a dimostrare, confermare, ribadire che il rock italiano gode di una salute di ferro. Istintivi, veraci, sfornano altre dieci tracce dal forte impatto, senza scendere a grandi compromessi. Qualche sorpresa (una batteria elettronica, il pianoforte.ma la rabbia resta il sentimento principale, cristallina e mai diluita. Un terzo album essenziale e riuscito nei suoi trentacinque minuti

7. PILLOW QUEENS
Leave The Light On
[Royal Mountain Records]
La nostra recensione

Magnetiche e tenaci le irlandesi Pillow Queens confermano le buone impressioni lasciate dall’esordio “In Waiting” e regalano un secondo album di alto livello. Introspettivo, inquieto e riflessivo “Leave The Light On” alterna rock e ballate con ruvida dolcezza, facendo i conti con la vita in tour e la solitudine che spesso ne deriva. Dieci brani di “Queer Dream Blues” – come le ragazze li hanno definiti – che brillano di luce propria

6. LEAN YEAR
Sides
[Western Vinyl]
La nostra recensione

Rick Alverson e Emilie Rex danno vita a un disco di rara intensità , in grado di unire senza sforzo post rock, jazz, elettronica con profonda eleganza. I molteplici lutti che hanno colpito il duo e coppia nella vita vengono rielaborati con maturità  e un pizzico di nostalgia. “Sides” ha il passo di “A Crow Looked At Me” di Phil Elverum, la grana del Sufjan Stevens più confessionale, malinconia di quella buona che può nascere solo dai bei ricordi e dalla dolcezza che ispirano

5. FONTAINES D.C.
Skinty Fia
[Partisan]
La nostra recensione

Non cede il passo a niente e a nessuno l’urgenza dei ragazzi dublinesi che ritroviamo più cupi e melodici, senza freni ed estremamente concreti nel descrivere l’esperienza di irlandesi oramai trapiantati all’estero che vedono la madrepatria in una diversa prospettiva. A lungo criticati per la mancanza di nuove idee, qui ne propongono di accattivanti come “The Couple Across The Way” fisarmonica e voce e le graffianti “Bloomsday” e Nabokov”

4. MARIO PIGOZZO FAVERO
Mi Commuovo, Se Vuoi
[Dischi Soviet Studio]
La nostra recensione

L’esordio solista di Mario Pigozzo Favero dopo infiniti anni coi Valentina Dorme è un disco denso di storie, personaggi, sfumature, atmosfere. Lucido, malinconico, amaro, come del resto la penna di Favero è sempre stata, abbandona le chitarre e il vestito rock per esplorare il lato più cantautoriale della scrittura in tredici brani taglienti, spiazzanti, che indagano l’umanità  in modo accurato, mai frivolo o scontato

3. ALESSANDRO FIORI
Mi sono perso nel bosco
[42 Records]
La nostra recensione

Un ritorno intensamente poetico quello di Alessandro Fiori dopo sei anni di silenzio composto e inquieto. Brani che mettono in primo piano le emozioni forti e delicate di chi vive la vita lontano dagli schermi e dalle facili distrazioni, accettando le difficoltà  che si presentano giorno per giorno con schiettezza e una fiducia nell’altro sempre più rara

2. A.A. WILLIAMS
As The Moon Rests
[Bella Union]
La nostra recensione

Un secondo album a cento all’ora, extra large nel sound e nelle intenzioni quello creato da Alex Williams che si trasforma sotto i nostri occhi, mentre prosegue l’ascolto, in una rockeuse aggressiva, volitiva che domina le emozioni e le trasforma in forza, in energia. Metal, folk, echi post rock e tanta adrenalina trasportano la musicista inglese in un’altra dimensione. “Forever Blue” era un bianco e nero d’autore, qui passiamo al technicolor con toni epici e melodrammatici

1. MADRUGADA
Chimes At Midnight
[Madrugada Music / Warner]
La nostra recensione

E’ un bel ritorno anche quello dei norvegesi Madrugada, quattordici anni e qualche vita dopo l’ultimo omonimo album. Dodici brani di rock maturo con arrangiamenti sopraffini, un sound caldo e melodioso, ballad dal cuore d’oro e l’affiatamento tra Sivert Høyem, Frode Jacobsen, Jon Lauvland Pettersen, Cato Thomassen, Christer Knutsen fa il resto. Risorgono dalle ceneri romantici, tenebrosi, melodici, pieni di vita e di sogni