Credit: Cedric Oberlin

This Is The Kit è il progetto di Kate Stables: la songwriter nativa di Winchester ha già pubblicato cinque album con questo moniker e proprio oggi realizza, via Rough Trade Records, il suo nuovo lavoro sulla distanza, “Careful Of Your Keepers”, prodotto da Gruff Rhys dei Super Furry Animals. Noi di Indieforbunnies.com abbiamo aprofittato di questa release per contattare via Zoom la musicista inglese di stanza a Parigi e farci raccontare qualche dettaglio in più sul processo creativo, sulle sue influenze, sugli anni della pandemia e molto altro. Ecco cosa ci ha detto:

Ciao Kate, grazie per il tempo che ci stai dedicando e benvenuta sulle pagine di Indieforbunnies.com. Da dove ci stai rispondendo?
Grazie a te, Antonio. Io sono a Parigi, ma il resto della mia band vive nel Regno Unito.

Il tuo sesto album, “Careful Of Your Keepers”, uscirà il prossimo 9 giugno: quali sono le tue aspettative per questo nuovo lavoro?
Questa è davvero una buona domanda. Quali aspettative? Non vedo l’ora di andare in tour. Non so se ho aspettative, ma sicuramente ho speranze. Quindi spero che la gente venga a vedere i miei live-show e si diverta. Spero che il mio album piaccia a qualcuno. Non ho una buona risposta per la tua domanda perché non ho aspettative, ma ho speranza di andare in tour, incontrare persone e di passare qualche momento insieme a loro.

Parlando di tour e di incontrare persone, dopo alcuni anni in cui, a causa della pandemia, tutti sono dovuti rimanere a casa e non si è potuto fare concerti, pensi che incontrare di nuovo la gente abbia ispirato in qualche maniera il tuo songwriting?
Credo che poter uscire ancora e stare nel mondo abbia ispirato il mio songwriting. Una parte di uscire nel mondo è incontrare le persone e avere contatti con loro. Come musicista che fa concerti, per me questo è veramente un nutrimento. Io suono qualche canzone per loro e ho indietro una specie di energia da loro. Da quando sono finiti i lockdown sono più ispirata e speranzosa, mi sento davvero meglio.

Come hai passato questi quasi tre anni di pandemia? Hai avuto più occasioni per scrivere?
Durante la pandemia non ero molto ispirata, sebbene abbia scritto parecchio. Il nuovo album l’ho scritto durante l’ultimo anno. Ho passato il mio tempo qui a Parigi insieme al mio partner e nostra figlia: è parecchio strano perché di solito uno di noi due è in tour. Abbiamo passato tanto tempo insieme come una famiglia, quindi è stato speciale, anche se a volte è stata una sfida. E’ stata una cosa positiva poter stare insieme, ma è stato anche difficile perché il mondo era un posto molto buio. Tutti hanno potuto provare molte emozioni differenti e diversi stati mentali.

Poco tempo fa ho intervistato The Tallest Man On Earth e anche lui mi ha raccontato che non era ispirato durante i lockdown e, solo una volta che è potuto tornare ad andare in tour e a incontrare nuove persone, è tornato a scrivere e a marzo è uscito il suo nuovo album.
Sì, è assolutamente comprensibile. Qualcuno, invece, si è chiuso dentro uno studio, ha scritto ed è stato molto produttivo, ma per me non è andata così ed evidentemente neanche per lui.

Parlando del tuo nuovo disco, il titolo è preso da una tua canzone: posso chiederti se c’è qualche significato particolare dietro a esso? Mi sembra un titolo piuttosto positivo.
Sì, è positivo. Da una parte dice “fai attenzione alle persone di cui vuoi prenderti cura e alle cose che vuoi tenere”, ma dall’altra dice “stai attento alle cose che ti tengono bloccato e che ti intrappolano”. Probabilmente è sia positivo, che negativo. Questo titolo ha entrambe le parti, positiva e negativa.

Per il tuo nuovo album hai lavorato insieme a Gruff Rhys dei Super Furry Animals, una band che seguo dagli anni ’90: posso chiederti come è nata la vostra collaborazione? Inoltre che cosa ha portato nel tuo sound?
Sono una fan dei suoi lavori, sia quelli con i Super Furry Animals che quelli suoi solisti, e credo che abbia un grande senso dell’umorismo. Non si prende troppo sul serio, ma nello stesso tempo ha un approccio alla creatività molto serio. So che sembra una contraddizione, ma lui ha un buon senso dell’umorismo, ma allo stesso tempo è un grande lavoratore. Avevo l’impressione che fosse una bella persona da frequentare: quando scelgo un produttore, deve essere anche una persona che mi piace frequentare per una settimana o due. Se registri un album insieme a una persona che non è simpatica, diventa qualcosa di inutile. (ridiamo) Mi piace la sua musica, la sua arte e pensavo che fosse una persona brillante con cui uscire, così ho trovato il coraggio di scrivergli e lui mi ha risposto di sì. E’ stato bello perché in studio è stato davvero gentile con tutti i componenti della mia band. Lui osserva tutto quello che succede nella stanza e poi è molto meditativo quando comunica agli altri le sue idee e le sue reazioni. In particolare mi è piaciuto molto il modo in cui si è occupato del mixing dell’album, aggiungendo synth ed effetti divertenti.

Mi sono piaciuti molto gli arrangiamenti dei fiati del tuo nuovo album: posso chiederti quanto sono stati importanti all’interno dell’economia del suono del disco?
Come ti dicevo prima, per me è importante lavorare con percose che amo e di cui amo la musica. Pete Judge, Lorenzo Prati, Sam Hayfield e Taz Mains hanno suonato i fiati sul disco e sono musicisti eccezionali e persone fantastiche con cui uscire. Per me inoltre è importante sapere che il mio partner Jess (Vernon), che ha curato gli arrangiamenti, possa avere un impatto nel processo musicale. Da quando abbiamo avuto una bambina non viene più in tour con la band, ma si occupa comunque degli arrangiamenti dei fiati, ma è una tradizione che abbiamo da anni. Mi piace molto il suono degli strumenti a fiato e danno più possibilità di aggiungere un ritmo maggiore.

Ci sono anche alcune influenze jazz, in particolare in “Inside Outside”, ma anche in altre canzoni: mi piace molto il ritmo della batteria, ma ci sono anche alcune linee di basso che sono davvero belle, ricche e interessanti.
I componenti della mia band sono davvero bravi e credo che il mio chitarrista Neil Smith sia quello più educato da una cultura jazz, ma è influenzato anche da musica chitarristica rumorosa e sperimentale come quella dei Sonic Youth. Ogni canzone è una sorpresa e non prevediamo mai come suonerà alla fine.

Ti posso chiedere cosa stavi ascoltando durante i processi di scrittura e di registrazione del tuo nuovo album?
Ho ascoltato molto questa musicista inglese che si chiama Naima Bock, che è sotto contratto con la Sub Pop Records. Inoltre ho anche ascoltato le solite cose, cioè Richard Dawson e i Velvet Underground. E Beyoncé. (ridiamo)

All’inizio dell’intervista abbiamo parlato di andare in tour: andrai in giro per l’Europa a presentare il tuo disco? Ci sono possibilità di vederti anche qui in Italia?
Mi piacerebbe molto venire a suonare in Italia, ma per qualche ragione è molto difficile arrivare da voi, ma spero che ci riusciremo un giorno. Ci stiamo lavorando. Saremo in tour in Europa tra settembre e ottobre, poi andremo negli Stati Uniti e in novembre torneremo e suoneremo nel Regno Unito. Saranno alcuni mesi di tour piuttosto intenso tra settembre e dicembre.

Questo sarà il tuo terzo disco con la Rough Trade Records: come ti senti a lavorare con una indie-label così importante? Hanno anche dei bellissimi negozi di dischi nel Regno Unito e pure a NYC.
Mi piace molto lavorare con loro e gli artisti nel loro roster sono eccellenti. La varietà di artisti è davvero stata scelta in maniera molto accurata e anche la loro storia ispira tanto. Mi sento molto fortunata di farne parte, sono una label storica e qualitativa. Sono persone gentili e hanno ottimi artisti nel loro roster.

Mi fa molto piacere sentirlo. Un’ultima domanda: puoi scegliere una tua canzone, vecchia o nuova, da utilizzare come colonna sonora di questa nostra chiacchierata?
Direi “Stuck In A Room”.

Grazie mille, Kate. Spero di poterti vedere live da qualche parte in Europa.
Grazie a te, Antonio.