Io manco lo sapevo che in Italia abbiamo una campionessa di freediving e in realtà, pur sapendo che viene considerato uno sport estremo, non mi figuravo benissimo perchè.

Ecco a fare di questo “The Deepest Breath” un ottimo documentario c’è anzitutto proprio la sua parte informativa, che senza spezzare il ritmo e l’epica del racconto elargisce precise informazioni sullo sport e le sue possibili tragiche conseguenze – blackout cerebrali, polmoni che si strizzano per la pressione, argh! Nella stessa maniera, pur raccontando le storie di Alessia Zecchin e Stephen Keenan, il documentario riesce a fare una ricostruzione storica della disciplina introducendo, attraverso aneddoti e interviste, altri suoi personaggi cardine.

Al contempo, la narrazione della carriera di Alessia, sempre più ambiziosa, mai paga dei record infranti, procede e entusiasma, riuscendo a togliere il fiato anche chi rimane sul divano di casa. È però la figura di Steve, safery diver un po’ screanzato e dal cuore d’oro, a conquistare davvero chi guarda e a dare al documentario anche una forte inclinazione romantica.

Meravigliosa oltre ogni immaginazione la fotografia subacquea.

E niente, quest’anno Netflix dovrebbe produrre solo documentari.