Marcelo Costa, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

Torna attesissimo in Italia Paul Weller.

Il suo sedicesimo album, “Fat Pop (Volume I)“, era uscito, via Polydor, nel maggio del 2021, ma i problemi legati alla pandemia lo avevano costretto a cancellare tutti i concerti a supporto di questa release (incluso alcune date nel nostro paese).

Ora che finalmente il cielo sembra essere più sereno, Paul ha potuto riprogrammare questi live-show ed è finalmente tornato anche da noi: la risposta dei fan italiani nei suoi confronti è davvero ottima con un sold-out ottenuto la sera del concerto ieri a Milano e un altro, arrivato già da qualche settimana, qui a Bologna, in attesa degli ultimi due a Roma e Jesolo (VE).

Poco da aggiungere sulla sua infinita ed eccellente carriera, prima con i Jam poi con gli Style Council e infine da solista a partire dal 1992, anno in cui ha pubblicato il suo omonimo primo LP.

Una vera e propria istituzione del rock britannico, come dicevamo poco sopra, anche in Italia il musicista di Woking ha numerosi fan: stasera l’età media dei presenti supera abbondantemente i cinquanta e, nonostante il calore all’interno del locale di via Stalingrado, l’energia non mancherà mai tra il pubblico bolognese nel corso degli oltre cento minuti di concerto.

La setlist si fa davvero ghiotta perchè, pur basandosi maggiormente sugli ultimi due album, “Fat Pop (Volume I)” (2021) e “On Sunset” (2020), lascia spazio anche ad alcune gemme preziose dagli anni ’90, oltre che a una manciata di graditissimi assaggi dalle sue esperienze musicali con le precedenti band.

La opening-track della serata è proprio estratta dal suo lavoro più recente e si tratta di “Cosmic Fringes”: tra ipnotizzanti synth, due batterie, qualche spruzzo di sax e alcune potenti inserzioni di chitarra, l’energia la fa subito da sovrana.

Il primo momento nostalgia della serata arriva immediatamente dopo con “My Ever Changing Moods” degli Style Council, ricca di fiati, di percussioni e di classe, regalando momenti di totale relax al pubblico, che si lascia andare nel primo dei tanti handclapping della serata.

“Old Father Tyme” da “On Sunset” è un altro pezzo dalla grandissima leggerezza con synth e fiati e una sensazione che ci vuole forzatamente riportare con gioia indietro nel tempo, prima di lasciare spazio a “Headstart For Happiness”, tratto anch’esso dalla discografia degli Style Council: il brano, che vede Paul al piano, è davvero godibilissimo grazie a quella sua fantastica melodia adornata da ottime percussioni, alle sue eccellenti armonie e soprattutto a numerosi e ricchissimi assoli di sax.

Subito dopo ecco “Jumble Queen”, brano che finirà sul suo nuovo disco in uscita nel 2024: unica canzone inedita della serata, ci presenta la parte più rock e grintosa del musicista di Woking con graffianti chitarre in primo piano.

Paul torna al piano anche per la recente “Glad Times” dalle bellissime atmosfere ’80s: incredibilmente dolce, lenta e morbida, mette in luce il lato più romantico dell’inglese.

La potenza delle sei corde di “Hung Up”, non riesce comunque a toglierle un notevole senso di nostalgia, mentre “Village” è un’altra piccola perla piena di passione e di romanticismo, ornata ancora una volta da fiati molto azzeccati.

Un altro pezzo degli Style Council, “Shout To The Top”, ci riporta indietro nel tempo per qualche minuto, mandando il pubblico felsineo in totale visibilio, mentre si respira un’atmosfera festosa, giocosa e saltellante.

C’è ancora tempo per l’adrenalinica “Start!” dei Jam prima che il main set si chiuda con “Peacock Suit”, rockeggiante ed energica e grande espressione della “britishness” di Paul.

L’encore, diviso in due parti, è decisamente sostanzioso ed è composto da ben cinque canzoni e si chiude con un altro brano dei Jam, “A Town Called Malice”, una vera festa per tutti: le sue melodie sono incredibili e la gente si lascia andare e balla divertita, usando le ultime energie di questa intensa serata.

Un’ora e tre quarti in cui Paul ha dimostrato di essere ancora in forma e ispirato: la nostalgia con i numerosi tuffi nel passato ha poi fatto sì che il musicista inglese potesse portarsi a casa la vittoria a mani basse. Un grande e meritato applauso per questo ragazzo di 65 anni!