Bene Riobó, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Oggi è San Francesco, patrono d’Italia. Patti Smith lo sa molto bene e vogliamo credere che proprio lei abbia voluto suonare in questo giorno in un posto così magico come Piazza Duomo a Parma, circondata appunto dal Duomo, dal Battistero e dal Palazzo Vescovile.

La musicista nativa di Chicago è molto legata alla città ducale, dove ha suonato più volte nel corso degli anni, e alla sua università anche ricevuto una laurea honoris causa nel 2017: pochi attimi dopo le sette e dieci la statunitense sale sul palco con il magnifico panorama del Battistero dell’Antelami di fronte ai suoi occhi. Con lei ci sono il figlio Jackson Smith alla chitarra, il fidato collaboratore Tony Shanahan alle tastiere e al basso e Seb Rochford alla batteria.

La piazza è decisamente piena, sebbene non sold-out, dimostrando come l’arrivo della Sacerdotessa Del Rock in città abbia suscitato molto interesse: non ha certo bisogno di grandi presentazioni Patti, che la storia del rock l’ha scritta nel corso della sua infinita carriera.

E proprio di San Francesco parla la Smith introducendo la opening-track di stasera, “Grateful”: considerato come una persona molto vicina alla natura, il santo umbro, già studiato a fondo dalla statunitense nel corso degli anni, viene visto da lei come uno dei primi ambientalisti. Tranquilla ed elegante, la canzone si lascia ascoltare in una totale atmosfera di relax, mentre Patti dimostra che l’età per lei (che farà 77 anni il prossimo 30 dicembre) è solo un numero, grazie a quella sua voce ancora molto forte e capace di trasmettere emozioni.

La musicista nativa di Chicago lancia messaggi importanti prima di ogni canzone con argomenti sociali che riguardano tutti: poco dopo, per esempio, dedica “My Blakean Years” ai lavoratori di qualsiasi genere inclusi personaggi famosi come Vincent Van Gogh e William Blake, che sono stati capiti solo dopo le loro morti: il brano, invece, si fa più potente con le due chitarre di Patti e Jackson che aggiunono uno spirito rock maggiormente aggressivo.

Molto bello anche l’omaggio verso Tom Verlaine, deceduto lo scorso gennaio e definito come un grande artista e un grande amico dalla Smith: la statunitense lo fa attraverso “Guiding Light” dei Television e, sebbene non manchino alcuni assoli da parte del figlio Jackson, la delicatezza di questa cover è qualcosa che arriva dritta ai cuori.

Ogni canzone è uno spettacolo, un’emozione e, come dicevamo poco fa, le permette di trasmettere messaggi positivi e importanti al pubblico: la dedica a tutte le donne di “Dancing Barefoot”, dai ritmi dancey e rockeggianti, è un altra ciliegina sulla torta e vede la Smith ballare per il palco.

Poco dopo è la volta di “Beneath The Southern Cross”, che Patti dedica alle persone che abbiamo amato e non ci sono più, come il suo amico Loris Borghi, ex rettore dell’università di Parma, che le aveva conferito la laurea honoris causa in Lettere Classiche e Moderne nel 2017 e suicidatosi l’anno successivo dopo essere stato indagato per abuso di ufficio nel corso dell’indagine sul business della terapia del dolore: la potenza nella voce della musicista nativa dell’Illinois arriva dritta ai numerosi presenti in piazza e anche le percussioni sono altrettanto incisive e c’è pure spazio per numerosi assoli della chitarra di Jackson, soprattutto nella lunga parte strumentale verso la fine del brano.

La Smith continua a parlare della sua laurea ottenuta in città e poi racconta che, da ragazzina, non avrebbe mai immaginato di poter cantare una canzone di uno dei suoi eroi, Bob Dylan: è infatti la volta di “Too Many Mornings”, incredibilmente emozionante e il tocco dell’organo di Shanahan aggiunge un’ulteriore solennità al pezzo.

In seguito Patti legge “Il Cantico Delle Creature” di San Francesco in inglese ed è assolutamente impossibile descrivere le sensazioni che questa preghiera riesce a scaturire sempre: subito dopo la Smith esegue “After The Gold Rush” di Neil Young in una versione solo voce e piano che sa toccare i cuori del pubblico emiliano.

La Sacerdotessa Del Rock legge poi una poesia chiamata “Love” e scritta da Bernardo Bertolucci, altro grande figlio di Parma: poi è la volta di “Because The Night”, scritta quarantacinque anni fa da Bruce Springsteen e diventata un successo mondiale grazie proprio a Patti. Il pubblico ducale si alza e canta insieme a lei, creando così un legame indissolubile tra il palco e la piazza.

Dopo un inno di questa portata, per chiudere la serata ne doveva arrivare uno altrettanto potente come “People Have The Power”, un altro momento irripetibile e molto difficile da raccontare in poche righe: ogni singolo fan presente stasera canta ed è totalmente ipnotizzato dalla Smith e dalla sua grandezza.

Finisce così, quando l’orologio segna solo le venti e quaranta: si torna a casa a un orario decisamente non abituale, ma molto gradito, decisamente arricchiti dalla grandezza dell’anima della statunitense e dal suo grande senso poetico: ogni incontro con lei è un’esperienza irripetibile e unica.