Sono passati quasi tre anni dall’uscita di “Modern Age” e ora Vanessa Peters è tornata con questo suo dodicesimo LP, realizzato da Idol Records / Goodfellas.

Credit: Rip Rowan

Questa nuova fatica della songwriter originaria del Texas, già attiva da oltre venti anni sulla scena musicale, è stata registrata all’Electrofonic di Dallas e prodotta da Joe Reyes, già vincitore di Grammy Award, insieme al batterista della sua band (nonché suo marito) Rip Rowan, che si è anche occupato del mixing.

Spesso residente in quel di Lucca, la statunitense si fa aiutare ormai già da tempo da una band composta per tre quarti da musicisti italiani (oltre a Rip ne fanno parte Federico Ciancabilla alla chitarra, Matteo Patrone al piano e alle tastiere e Andrea Colicchia al basso) ed è stata anche la primissima artista internazionale a esibirsi nel nostro paese nell’estate del 2020 dopo i mesi di totale stop a causa della pandemia.

Per questo nuovo lavoro Vanessa sceglie, per sua stessa ammissione, di lavorare su territori folk e pop, tornando a ripescare nel suo passato e questo non deve per forza essere qualcosa di negativo, anzi in molti casi puo’ essere considerato come un pregio.

La opening-track “Beauty Or Grace” è già un ottimo esempio di ciò e, attraverso la sua semplicità, riesce a stupirci per la sua bellezza pop, completa di piano, chitarre e anche di ottimi violini, oltre che di curate e rassicuranti melodie.

La successiva “Halfway Through” si distingue per la sua delicatezza folk-rock e, seppur coperta da un velo di malinconia, riesce a trasmettere i suoi sentimenti attraverso la sempre brillante voce della musicista texana: se vogliamo fare un paragone moderno, crediamo che Sheryl Crow possa essere un termine piuttosto vicino alla musica di Vanessa.

“Out To The Sea” è invece più determinata e vivace con quel suo drumming più incisivo rispetto alle canzoni che l’hanno preceduta e ha una sensazione cinematografica che la pervade in alcuni tratti, mentre la passione rimane intatta nella voce della Peters.

“Wasted Days”, infine, pur dai toni piuttosto cupi, è un piccolo gioiello di intimità e di emozioni che sa colpire dritto al cuore di chi ascolta attraverso il suo calore.

Come dicevamo poco sopra, “Flying On Instruments” è un disco dai sapori classici, che spazia tra le varie tonalità del folk e del cantautorato: senza per forza pretendere di inventare qualcosa di nuovo, è comunque un lavoro di buon valore e pieno di sentimenti, che sa soddisfare i suoi fan.