Amano ancora le sfide dopo vent’anni di sudata carriera i Gazebo Penguins e con il nuovo disco “Temporale” si prendono qualche rischio creando un concept sul cervello umano, sull’identità, sulla differenza tra sogno e realtà, sulle idee e sulle intenzioni.

“Temporale” come il lobo temporale che presiede ai processi cognitivi e primo lavoro dei Gazebo Penguins ad essere nato interamente in studio senza prove o incontri precedenti. Messo insieme come un mosaico, un pezzo dopo l’altro, una tessera e poi la successiva tra la consueta immediatezza e frequenti riferimenti filosofici.
Nove brani in cui il sound diventa più riflessivo con l’aggiunta dei fiati, il sax di Manuel “Mallo” Caliumi e la tromba di Enrico “Paso” Pasini che fanno sentire la propria presenza a fianco delle voci di Malavasi e Sologni. Meno arrembante e più studiato, questa è l’impressione sin da “Gestalt” e “Intanto”.
C’è una ricerca attenta della musicalità, del ritornello come in “Mnemosyne” tra sintetizzatori e chitarre o in “Tutto A Posto” che insieme a “Inospitale” e “Quasi” è il momento che più si avvicina al rabbioso passato. Il presente però è racchiuso tra le note di “Delle Mie Brame” incredibilmente melodiche o in quelle sperimentali di “Finisce Male”. Atmosfere dilatate, dove i bpm si abbassano, succede anche in “Strani Animali”.
Cercano nuove strade i Gazebo Penguins puntando più sulle tastiere (incluse quelle giocattolo anni ottanta di “Intanto”) che sul classico, rodato rapporto tra chitarre – basso – batteria al fulmicotone. Il risultato è un disco più maturo e accessibile, che mostra un lato diverso della loro musica.