La prima parte della classifica:

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24. MICAH P HINSON

And the Pioneer Saboteurs
[Full Time Hobby]

Pensavo di conoscerlo bene Micah. Invece mi ha fregato inaspettatamente. “And The Pioneeer Saboteurs” è un disco in cui gioca a nascondino, dove le sfuriate della voce spariscono e lui appare più sommesso rispetto ad arrangiamenti eleganti ed inclini ad una sofisticata sovrabbondanza quasi orchestrale. Un album diverso e coerente col percorso artistico del Nostro, capace di ammaliare con le atmosfere e di guidare attraverso una struttura vocale più pacata e rassicurante. Il disco di una rinnovata maturità  per un artista nato classico e già  ‘grande’. (Enrico “Sachiel” Amendola)

Ascolta Watchers, Tell Us Of The Night

24. ANTONY AND THE JOHNSONS

Swanlights
[Secretly Canadian]

Ora, al quarto disco, superati anche di parecchio i dieci ascolti, appurato che la sua voce resuscita i morti, appurato che il personaggio fa gola a critica e pubblico (cosa che influenza enormemente un nuovo ascoltatore, che lo si accetti o no), pare che qualcosa si sia rotto nell’ingranaggio. Va bene un tendenziale scemare nell’uso della voce e delle orchestrazioni a partire dal primo, meraviglioso omonimo disco, passi una sorta di minimalizzazione delle melodie di pari passo con le uscite discografiche, ma quello che all’uscita del già  non convincente EP “Thank You For Your Love” prometteva di essere il disco della svolta pop dell’ensemble newyorkese, risulta essere in più episodi una mera lagna. Un lamento fine a se stesso, che non aggiunge niente di nuovo a quanto detto in anni di esperienza e di collaborazioni. (Marco D’Alessandro)

Ascolta The Spirit Was Gone

23. LCD SOUNDSYSTEM

This Is Happening
[DFA]

Ad un primo ascolto questo disco delude ed inizi a chiederti come si sia ridotto James Murphy, poi ascolto dopo ascolto cresce parecchio senza però toccare le vette dei precedenti. à‰ un’opera fatta dannatamente bene che come al solito ti spinge ad invidiare quel cazzone di Murphy per la sua capacità  di costruire e produrre così bene canzoni. è un disco formalmente perfetto che all’apparenza non ha nulla fuori posto ed è curato nel minimo dettaglio… (Federico “Accento Svedese”)

Cover Album

22. THESE NEW PURITANS

Hidden
[Domino]

è sublimazione sonora, è pura e semplice bellezza estraniante.
Signori qua si dovrebbe ripetere ogni 4 battute che “Hidden” è un disco meraviglioso, composto da 11 tracce epiche, nel senso più distante possibile dal dancefloor, ma sature di rimandi e orchestrazioni e soluzioni musicali di fino, meriti probabili di quel testone bipolare di Jack Barnett.
Non voglio citare in alcun modo un highlight significativo per questo secondo lavoro di studio, che scardina pezzo dopo pezzo ogni plausibile parentesi emozionale legata al passato, tracciando un iter visto e pensato per essere una cosa sola che scivola nei meandri. (Davide “Deejay Dave” Monteverdi)

Ascolta Fire Power

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21. GONJASUFI

A Sufi And A Killer
[Warp]

Inaudito. E’ il termine più adatto per queste schegge impazzite di dub, psichedelia, hip-hop, rock, punk, musica orientale, soul e chi più ne ha più ne metta che è questo “A Sufi and a Killer”. Titolare delle musiche: Gaslamp Killer; suo singolare interprete: Gonjasufi alias Sumach Valentine, trent’anni, pelle olivastra, dreadlocks, di San Diego ma trapiantato nel Mojave, che sembra aver trovato la salvezza attraverso Yoga e meditazione, dotato di una voce roca, al catrame, ma soulful allo stesso tempo. Pazzesco. (Paolo “Barocciga” Nuzzi)

Ascolta Ancestors

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20. JOHN GRANT

Queen Of Denmark
[Bella Union]

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Questo è un album pazzesco. Mischia David Bowie, i Midlake, Elton John, T. Rex, rock, pop, malinconia, anni ’70, praterie, cieli brumosi, le ballate dei tuoi gruppi preferiti, country, ribellione, melodie irresistibili. L’ex leader dei Czars tira fuori dal cilindro un disco stratosferico, morbido, sfaccettato, di quelli che crescono dentro per una vita intera per sbocciare improvvisi e colorati. Miracolosamente in equilibrio per 50 minuti e rotti, John Grant commuove e inchioda l’ascoltatore all’estasi della scoperta. Scacco matto. (Giuseppe “Joses” Ferraro)

Ascolta I Wanna Go To Marz

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19. AMOR FOU

I Moralisti
[EMI]

Senza altri giri di parole c’è da dire che questo disco è un capolavoro. Perchè riesce a staccarsi dal solito arrangiamento rincoglionito rubato agli anni ’60, perchè parla col linguaggio diluito e diafano del post-rock, riuscendo altresì ad essere decisivo nella descrizione delle cose, perchè la voce di Raina commuove ed avvolge sicura come una nebbia improvvisa, quasi quanto l’eleganza della chitarra di Giuliano Dottori, capace di stordirti pennellando acquarelli. Questo disco è un capolavoro perchè scuote le anime pur non cadendo nell’ infantile gioco della militanza, racconta storie, è vecchio nel passo, ma futuristico nella capacità  di calibrare il suono su corde contemporanee. (Giuseppe “Joses” Ferraro)

Ascolta Le Promesse

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18. THE RADIO DEPT.

Clinging To A Scheme
[Labrador]

E’ un tristissimo Dovunque in cui i cittadini si ritrovano continuamente licenziati dai loro posti come commessi di 7-Eleven vs Non riesco neanche a ricordarmi quante persone mi hanno detto di aver avuto la crisi di mezz’età  durante la gioventù
(Andy ““ “Generazione X”)
(Claudia Durastanti)

Ascolta Heaven’s On Fire

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17. FLYING LOTUS

Cosmogramma
[Warp]

Il merito di FlyLo consiste nell’amalgamare armonicamente tutti elementi in netto contrasto tra di loro, andando a creare un prodotto che, nella confusione generale, riesce a trovare una propria linearità , dosando i moltissimi componenti in maniera chiara e decisa. Mai come in questo caso risulta appropriata la metafora suggerita dall’immagine di copertina: ogni microbit, ogni campionamento, ogni singola scheggia sonora va a posizionarsi dall’anarchia generale nella giusta posizione, inserendosi nel grande disegno del cosmogramma. (Marco D’Alessandro)

Ascolta Computer Face, Pure Being

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16. THE TALLEST MAN ON EARTH

Wild Hunt
[Dead Oceans]

“The Wild Hunt” è un ottimo disco dell’ennesimo artista che arriva dalla Svezia, terra dove sensibilità  e genuinità  musicale abbondano palesemente. è un disco per cui è inutile chiedersi se ci siano momenti migliori di altri, perchè ogni singolo momento di questo album è semplicemente bellissimo. (Cristina Bernasconi)

Ascolta Love Is All

15. SUFJAN STEVENS

The Age Of Adz
[Asthmatic Kitty]

Le possibilità  che il nuovo, attesissimo lavoro del musicista di Detroit fosse un salto nel vuoto erano parecchie. Al contrario, nonostante le evidenti evoluzioni stilistiche, “The Age Of Adz” prosegue il percorso di Stevens basato su un unico fondamento: la qualità . Passando dal suo consolidato folk alternativo a questo riuscitissimo miscuglio di alt rock, elettronica e [inserire generi musicali random], si continua a respirare lo spirito che pervadeva le sue precedenti pubblicazioni. I 25 minuti di “Impossible Soul”, godibili dal primo all’ultimo, sono semplicemente epici.. (Marco D’Alessandro)

Ascolta Too Much

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14. FOUR TET

There Is Love In You
[Domino]

La chiave di lettura dell’album è la più semplice possibile: l’ascolto. Lo si assimila lasciandolo scorrere, lo si apprezza nel suo fluire e solo ed esclusivamente se ci si pone con la mente pronta al varco per una dimensione di confusione democratica in cui non esiste un solo stile che possa dirsi più presente di un altro.
Four Tet continua il suo viaggio tenendo per mano il testimone che, da Orbital ad Aphex Twin, il tempo gli ha consegnato. Kieran Hebden non ha inventato la musica e il suo unico merito è quello di lasciarla libera di essere se stessa. Un difetto per i puristi, un dono per tutti gli altri. (Alex Franquelli)

Ascolta Angel Echoes

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13. …A TOYS ORCHESTRA

Midnight Talk
[Urtovox]

Molto spesso capita di avere tra le mani il solito album di un gruppo italiano che ricalca, magari anche bene, le orme di qualche band seminale del passato, ma dopo qualche ascolto sparisce dal lettore. Qui ci troviamo ad un livello superiore, dove le derivazioni sono semplicemente lo strumento migliore per una formula collaudata e ricca di spunti interessanti. (Enrico “Sachiel” Amendola)

Ascolta Celentano

12. BAUSTELLE

I Mistici Dell’Occidente
[Warner]

Il miglior disco dei Baustelle dai tempi della “Malavita”. E a chi li prende in giro provateci voi a scrivere “La Canzone della Rivoluzione” o “Follonica”, poi ne riparliamo. (Emanuele “kingatnight” Chiti)

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36. THE BLACK KEYS

Brothers
[Nonesuch]

“Brothers” sfiora il capolavoro per il duo di Akron, unendo alla felice penna che ha scritto i pezzi e composto le melodie una ampiezza e spazialità  sonora incredibile. Sceglie allora di mantenersi in favoloso equilibrio, tra la spavalda rilettura del blues canonico a cui eravamo abituati, comunque energicamente rinvigorito e ridisegnato secondo linee moderne e più sensuali per le nostre orecchie, e l’omaggio alla tradizione Stax-Motown, senza alcuna reverenza eccessiva… (Michele Tioli)

Ascolta The Go Getter

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10. CARIBOU

Swim
[City Slang]

Prendi i Primal Scream di “Screamadelica”, rendili un tantino più sperimentali, aggiungi una delicatissima voce post-folk ed il gioco è fatto. Disco dell’anno anche solo per il fatto che Caribou porta avanti questo discorso da una decina di anni e solo adesso stanno iniziando a considerarlo. (Federico “Accento Svedese”)

Ascolta Swim

Cover Album

9. MGMT

Congratulations
[Sony]

Alle due giovani icone dell’indie (o meglio “ex” indie) pop elettronico va sicuramente il merito di riuscire a non prendersi troppo sul serio e di infischiarsene delle aspettative da classifica. Chi si era stufato di consumare solo brani selezionati di “Oracular Spectacular” ne sarà  felice, mentre agli insoddisfatti del primo minuto consiglio di non archiviare l’album dopo un ascolto distratto (all it’s lost if it is never heard/ tutto è perduto se non è ascoltato). Più Goldwasser e Van Wyngarden, meno paillettes e meno trucco. Chi ha orecchi per intendere intenda. “Congratulations” MGMT. (Laura Lavorato)

8. FOALS

Total Life Forever
[Transressive]

I Foals distruggono, chiudono questioni. Non sono Mr.Wolf, non risolvono problemi. I problemi, almeno in questo campo, tendono a risolversi da soli. I Foals danno il colpo di grazia, l’ultima mano di bianco prima che sia tempo di girare pagina. “Antidotes”, l’album d’esordio uscito due anni fa, aveva assestato la scossa decisiva; “Total Life Forever” mostra la polvere e le macerie. (Matteo “matteb83” Benni)

Ascolta Spanish Sahara

7. Jà“NSI

Go
[EMI]

Non è possibile guardare a “Go” senza considerare quanto fatto dalla band di cui Jónsi è frontman e cantante. E atmosfere e soluzioni dei Sigur Rós riempiono per buona parte questo esordio solista. D’altro canto, però, non si può non riconoscere a Jónsi il merito di non essersi seduto sugli allori e di aver invece approfittato della dimensione differente che fare un disco da solo concede, partendo da strade conosciute per guidare verso terreni finora non battuti. (Matteo “matteb83” Benni)

Ascolta Tornado

6. DEERHUNTER

Halcyon Digest
[4AD]

“Halcyon Digest” sono i Deerhunter fuori dal grigiore dei toni cupi, in un caleidoscopio di emozioni. …un disco perfettamente compiuto perchè ci ricorda, senza bisogno di critica musicale, sofisticazioni e censure che il potere della musica è tutto in questi brevi istanti di irrefrenabile, magnifica, semplice euforia. Ci ricorda, senza giri di parole, perchè continuiamo ad ascoltare musica. E questo detto da qualcuno che non è fan incallito dei Deerhunter. Almeno non lo era. Esiste motivo più valido per apprezzare un disco? (Laura Lavorato)

Ascolta Helicopter

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5. VAMPIRE WEEKEND

Contra
[XL]

I Vampire Weekend sono tornati un po’ meno cazzoni di prima, sono tornati dimostrando ancora di saper gestire e amalgamare saggiamente elementi musicali provenienti da diversi generi, sono tornati per rendere più gioiosa, colorata e solare l’atmosfera in un mondo coperto per gran parte da pioggia e neve. E come si fa a non volergli bene? (Cristina Bernasconi)

Ascolta Holiday

Cover Album

4. MASSIMO VOLUME

Cattive Abitudini
[La Tempesta]

Tornano finalmente i Massimo Volume con un album che continua il discorso cominciato con “Stanze”, il loro esordio discografico. Fortemente intimo, “Cattive Abitudini” conquista non solo per i testi di Clementi, come sempre laceranti, dolci e violenti ma anche per le chitarre dirompenti, sferzanti, gestite da Sommacal e Pilia. Il ritmo è sempre teso e sospeso, non c’è spazio per la luce e l’album tocca vertici di bellezza inaudita. (Francesco “Lazzaroblu” Bove)

Ascolta Litio

3. BEACH HOUSE

Teen Dreams [Sub Pop]

Tra la solfa di lavori sospesi tra l’etereo ed il revival (How To Dress Well, “Helicon Digest”, ecc.), questo lavoro è il più equilibrato, sobrio ed efficace di quest’anno. I Beach House sanno cogliere lo spirito dei loro pezzi e utilizzarli spogliandoli da tutti i fronzoli che comporterebbe un’errata concezione di se stessi.
(Roberto Strino)

Sognante languore, timida carne, curiosa immaginazione, stupore giovanile”…è una giovinezza ideale eppure realissima, è trascendenza e incanto onirico ma anche gioco quotidiano”…è uno sguardo vero, radioso, ancora un po’ umido prima di divenire raggiante. “Teen Dream”, ovvero la potenza della dolcezza.
(Luca “Dustman” Morello)

Nico s’impossessa della Legrand, e le detta le sue memorie adolescenziali a base d’organo. Le punte dream-pop “Walk In The Park” e “Zebra” senza dubbio tra i migliori brani dell’anno.
(Marco D’Alessandro)

Dieci pezzi di straordinario oppio dream pop. Disco dell’anno, senza nessun dubbio.
(Davide “Helmut” Campione)

Equilibri onirici e guizzi di puro genio. Frutto evocativo di un immaginario musicale pluriforme cristallizzato in melodie che sembrano essere fatte dello stesso materiale dei sogni. Malinconia leggiadra ed entusiasmo estatico. “Teen Dream” è la catarsi musicale dell’anno.
(Laura Lavorato)

Ascolta Zebra

2. THE NATIONAL

High Violet [4AD]

Indie Top Ten, settima posizione

Matt Berninger sa scrivere gran belle canzoni. Quelle di “High Violet” magari meno d’impatto rispetto a quelle di “Boxer” ma abbinate alle chitarre sporche, i controtempi continui della batteria, le tastiere, le orchestrazioni varie danno una resa notevole. La migliore band pop rock dai tempi dei primi Interpol?

(Emanuele “kingatnight” Chiti)

Sontuoso, più stratificato rispetto ai suoi predecessori e apparentemente dimesso, High Violet è l’ennesima grande prova in studio di Berninger & soci. Per dirla à  la Antony Fantano di Needledrop.com: National“…”High Violet””…FOREVER!.

(Luca “Dustman” Morello)

Un disco che lascia senza parole, senza fiato, con le lacrime agli occhi, che colpisce dritto al cuore, lo spacca in più pezzi e poi li rimette insieme, l’abbraccio che aspettavi, le parole giuste. Le Canzoni con la c maiuscola, quelle che senti tue, quelle che emozionano davvero.
(Cristina Bernasconi)

Lui le aveva svelato il suo modo di parlare, ciò in cui credeva e le sue abitudini, i nomi di sua padre e sua madre. Avendo fatto ciò, non c’era più alcun bisogno di metterle le mani addosso. Ora erano parte l’uno dell’altra. (Lyle e Pammy ““ “Giocatori”)
(Claudia Durastanti)

“High Violet” è la sensazione umbratile più profonda del 2010, che piega il rock al volere della malinconia ed al richiamo delle tonalità  grigie. E’ l’autunno perenne che gira intorno alle malinconie quotidiane che affannano i nostri giorni.
(Enrico “Sachiel” Amendola)

Ascolta Conversation 16

1. ARCADE FIRE

The Suburbs [Merge]

Great Expectations. Grandi aspettative per il gruppo canadese e conseguentemente una folla di delusi. Che li si voglia detronizzati o meno, come negare a “The Suburbs” il potente lirismo dai toni epici che caratterizza ancora una volta la band? Come negare anche a questo disco l’indiscussa capacità  di regalarci musica “‘corale’, che sa trascinare nell’esaltazione grazie ad un semplice ritornello? Temo non si possa farlo, a prescindere dalle aspettative. Gli Arcade Fire semplicemente continuano a scrivere e suonare buona musica. Sicuramente musica che vale la pena ascoltare.
(Laura Lavorato)

“The Suburbs” ha un concept ben preciso: descrivere in musica le atmosfere dei sobborghi delle grandi città . Obiettivo centrato in pieno dalla band di Butler e soci. Meno orchestrazioni e una maggiore concretezza pop, un suono altrettanto stratificato, forse meno fantasioso, ma più diretto. Non so se hanno scritto più di mente o più di cuore, poco importa.
(Enrico “Sachiel” Amendola)

Se sei fortunato, a un certo punto arriva qualcuno o qualcosa a farti alzare la testa e guardare un po’ più in là . A dirti senza troppi giri di parole che è ora di saltare fuori dal tuo mondo sempre più piccolo e impegnarti, se vuoi riuscire a combinare qualcosa. Non è facile, ci vogliono pazienza e attenzione, ma alla fine non ci saranno rimpianti. “The Suburbs” è quel qualcuno o qualcosa.
(Matteo “matteb83” Benni)

Ascolta The Suburbs

La prima parte della classifica: