Uno dei dischi pop più interessanti e piacevoli della stagione arriva dall’Australia, con il secondo lavoro dei Preatures, quel “Girlhood” che ci trasporta direttamente negli anni ’80, come abbiamo anche ricordato nella nostra recensione.   Non ci siamo fatti scappare l’occasione di scambiare due chiacchiere via mail con la deliziosa Isabella, di chiare origini italiane, che ci parla di lei e di questo ottimo disco.

Ciao Isabella, come stai? Da dove ci scrivi?
Ciao Ricky. Sono a Brisbane. Siamo tornati in Australia da Londra la notte scorsa. Domani suoneremo un festival qui a Brisbane e poi voleremo a Sydney.

Lo so è una domanda banale, ma mi piacerebbe sapere un po’ di più su di te e sulla band: com’è finita una “nostra italiana” a guidare una band di Sydney?
Sono australiana, sono nata a Sydney, ma mio papà  è italiano. I miei parenti italiani sono bresciani. Mi considero sia italiana che australiana quando giro il mondo. Sapevo parlare bene l’italiano e ho vissuto a Milano per un anno. Ora però mi manca la pratica e il parlare e riesco a dire le cose più dire le cose più elementari. è sconvolgente.
Ho conosciuto Jack e Tom in un college di musica a Sydney quando avevo 20 anni. Loro avevano 18 anni. Siamo stati in una band insieme da allora. Sono quasi dieci anni.

Rispetto al disco precedente mi sembra che sia aumentato il livello “pop” della band, con un lavoro ancora maggiore sulle melodie, suoni più curati e sopratutto non ci siete più tu e la chitarra che seguite il ritmo (basso e batteria), ma il contrario direi, che ne pensi?
Si, abbiamo avuto più tempo per fare questo disco e siamo andati più in profondità . Penso che sia un disco più fatto e finito proprio a causa di questo.

Certo che, se qualcuno non sapesse che siete un gruppo attuale, credo non vi arrabbiereste molto se vi definisse “decisamente anni ’80”. Sbaglio? Per me non è assolutamente una cosa negativa, tanto per capirsi!
Penso di capire quanto dici, stai affermando che suoniamo anni ’80! Si, sono d’accordo! Niente di sbagliato con gli anni ’80, anzi, quello era veramente un tempo di eroi musicali.

Sydney è una città  da cui prendere spunti, ad esempio per i testi?
Volevo proprio scrivere di come sia crescere a Sydney. nei testi ci sono riferimenti a Sydney, praticamente in tutto il disco, ma non sono così evidenti.

In questa disco ci sono tre brani magnifici come “Your Fan”, “Something New” e “Cherry Ripe” che mettonono in luce una vostra parte più melanconica e notturna, che quasi contrasta con il pop coinvolgente di brani come “Yanada”o”Girlhood”. Ma forse, in realtà , sono due facce di una stessa medaglia, che ne dici?
Diversi volti e angolature è proprio qualcosa che volevo esplorare con questo disco. Non ho mai provato a ricreare “Is This How You Feel” (ndr: la canzone più di successo del loro primo album) e non m’interessa. Sono interessato a quello che sto facendo adesso. Penso che, a questo punto della nostra carriera, la varietà  nel songwriting potrebbe portare un po’ di confusione per alcune persone. Ma penso che continueremo a lavorare e costruire un insieme di brani in cui i contrasti avranno sempre un senso.

Mi sembra proprio che una canzone come “Yanada” sia uno dei punti più alti dell’intero album, sbaglio è una canzone molto importante anche per te? E ‘vero che prende spunto dal patrimonio culturale degli indigeni della regione di Sydney?
Il processo di realizzazione di “Yanada” ha interessato complessivamente 15 mesi. Noi crediamo che sia davvero nata per stare su questo disco e quindi abbiamo proprio combattuto per averla li, sull’album. Il processo di consultazione con la comunità  indigena a Sydney era perlopiù fuori dalla nostra portata, ma ci abbiamo creduto e avuto fiducia. è la prima volta nella storia australiana che un artista “non indigeno” ha superato una procedura formale per ottenere l’approvazione per utilizzare la lingua indigena. Sono molto fiera di questo.

Ogni volta che ascolto “Something New” ti confesso che mi vengono i brividi quando dici, in modo così dolce e sensuale, le parole in italiano. Come mai hai deciso di cantare nella nostra lingua?
Charlemagne ha detto che parlare una seconda lingua è come possedere una seconda anima. Cantando in italiano sono in grado di vivere un altro lato di me stesso. Non posso spiegare questa sè a parole, è lì, sotto il sole australiano.

Fantastico vedere sul tuo Facebook che tra le varie influenze hai messo dentro anche Mina! Immagino che tu l’abbia ascoltata magari grazie ai tuoi genitori…
No, in realtà  scoprii Mina quando avevo 18 anni e vivevo a Milano. Mi innamorai di un ragazzo italiano un po’ più vecchio di me e lui mi fece conoscere i grandi della musica italiana: Fabrizio de Andre, Fossati, Guccini, Battisti, De Gregori e Mina. Amo anche Gigliola Cinquetti, Vinicio Capossela e Fred Buscaglione. Per mia fortuna lui aveva un buon gusto!

Ultimamente, in ambito pop, ci sono gli australiani DMA’s che stanno avendo un ottimo successo, sopratutto nel Regno Unito. Li conoscete di persona?
Sono nostri vecchi amici. Siamo tutti usciti dalla stessa scena musicale di Sydney. Penso che abbiano trovato una speci di miniera d’oro con il loro suono e le loro canzoni. Tommy poi ha una grande voce. Potrei ascoltarlo anche cantare l’alfabeto!

E’ tanto che non vieni in Italia?
Sono stata a Milano per 2 giorni in questo ultimo viaggio per delle riprese e delle fotografie. Ero la mia prima volta in Italia da quando ho vissuto lì nel 2006. Appena siamo arrivati “‹”‹all’hotel ho fatto Via Torino per andare in Corso San Gottardo dove ho vissuto, cercando di ritrovare la porta del mio vecchio posto. Milano è stato il primo posto in cui ho avuto l’indipendenza da giovane e sarà  sempre speciale per me.

Isabella, grazie ancora per la tua gentilezza, c’è una canzone dal tuo ultimo album che potrebbe essere la colonna sonora adatta achiudere la nostra chiacchierata?
Penso che la mia preferita sia “Cherry Ripe”, per la storia che c’è dietro al brano e per i testi. è stato un piacere anche per me! Grazie Ricky.

Photo: Bruce Baker / CC BY