Applausi sinceri al simpatico Daniel Green, e al suo progetto Laish, che stavolta (al quarto tentativo) realizza il disco perfetto (e non che gli altri fossero malvagi, sia chiaro!), quello che fin dal primo ascolto ti viene voglia d’imparare al più presto a memoria perchè ne senti il bisogno fisico. Sapere che la ‘Hang The DJ Booking’ ce lo porterà  in Italia a novembre non può che farci felici già  fin d’ora, anche se dobbiamo attendere ancora un po’ di mesi. Poco male, abbiamo ancora tempo per imparare ogni singola frase, e lo faremo con assoluto piacere.

Quello che accade in “Time Elastic” è che l’equilibrio delle influenze del nostro va perfettamente a fuoco come mai fin d’ora, mescolato con una gioiosa suggestione pop (adorabile la solare “University”) che non banalizza o rende superficiale il tutto, ma anzi, fa ancora più da magnifico collante e rinforzante, se vogliamo, a una malinconia di fondo che non manca mai (cosa che magari nel disco precedente si era un po’ troppo stemperata).
Dolcezze suggestive, un leggero e delicatissimo gusto chamber-pop (meno prepotente rispetto ai Divine Comedy), un folk-pop sempre misurato e intenso che però non ha certo paura di svegliarsi con il sorriso sulle labbra e i piedi, incontrollati, che hanno voglia di ballare (“Dance To The Rhythm”). In poche parole un Neil Hannon (più sobrio del solito) che guarda con amore a Leonard Cohen, con i Belle And Sebastian più ispirati che benedicono il tutto: vai a dire che questo non è semplicemente magnifico.