Scott Matthews torna in Italia oggi a distanza di due anni dalle sue apparizioni a Carpi (MO) e Pesaro: nel frattempo il songwriter di Wolverhampton ha realizzato, ad aprile 2018, il suo sesto LP, “The Great Untold” (uscito per la Shedio Records, l’etichetta di sua proprietà ), che presenta stasera qui a Parma.

Siamo nel ridotto del Teatro Regio, il tempo della musica lirica mondiale, che in questi giorni sta ospitando l’ottava edizione del Barezzi Festival, la rassegna dedicata al suocero di Giuseppe Verdi, che intuì il suo talento e finanziò i suoi studi: in attesa dell’esibizione di Apparat nella sala principale, ci spostiamo al ridotto, situato al piano superiore, dove un buon numero di persone riempie il grande ed elegantissimo salone, in cui si esibirà  tra poco il musicista inglese.

Accompagnato solamente dalla chitarra, Matthews si presenta sul palco della venue ducale quando l’orologio ci dice che manca quasi un quarto d’ora alle sette: è “Virginia”, estratta dal suo album “Home Part 1” (2014) ad aprire i giochi. Gli arpeggi della sua chitarra elettrica disegnano panorami folk magicamente poetici e dalle tinte eleganti e malinconiche che ben combaciano con il fascino del luogo in cui sta suonando.

Già  per la successiva “The Great Untold”, title-track del suo disco più recente, Scott passa a una sei corde acustica, che lo accompagnerà  praticamente per tutto il resto del suo concerto: dedicata al piccolo figlio Elliott di appena 20 mesi, questa canzone dai toni riflessivi non nasconde i suoi sentimenti e le sue speranze, regalando belle sensazioni al pubblico parmigiano.

“Drifter”, invece, ha un ritmo decisamente più veloce, pur senza perdere un minimo di emotività , mentre “Sunlight” è incredibilmente intima e sincera e, nella sua parte finale, ci regala anche l’apparizione dell’armonica.

“Eyes Wider Than Before”, estratta dal suo esordio “Passing Stranger” (2006), mantiene ancora questa atmosfera personale e il suo suono raccolto e riservato riesce a riempire i cuori dei presenti, “As The Day Passes” è ricca di passione e ha sensazione cinematiche; “Passing Stranger”, infine, chiude il mainset con maggiore energia e luminosità  e sensazioni blues e, in più di un momento, ci ricorda il buon Terje Nordgarden.

C’è il tempo ancora per un encore, prima dell’arrivederci: il prossimo appuntamento con Scott è previsto per il 2020, quando pubblicherà  il suo settimo LP e poco dopo tornerà  sicuramente in Italia a presentarlo.

Intanto stasera abbiamo potuto godere di quella sua poesia folk, che, insieme alla grande bellezza della venue ducale, ha portato al pubblico emiliano lunghi momenti di pura magia: mentre la gente entra in Teatro per assistere allo show di Apparat, noi usciamo e torniamo nella triste e piovosa serata di Parma, ma i ricordi positivi di oggi rimarranno ancora a lungo.

Photo Credit: Antonio Paolo Zucchelli