I mostri marini composti da David Gedge e soci tirano fuori la testa dall’acqua in occasione di un trentesimo anniversario celebrato a dovere, con ristampa supervisionata da Gedge e Hitch (oggi e allora art director e autore della copertina) e livestreaming (ne avevamo parlato qui). Nuove celebrazioni dopo quelle del decennale nel 2001, che già  avevano portato in dote una versione ampliata del disco, arricchita con le bonus tracks della versione americana e l’aggiunta di alcune cover.

Un terzo lavoro registrato in appena dieci giorni che vedeva i Weddos (oltre al frontman, Peter Solowka alla chitarra, Keith Gregory al basso, Simon Smith alla batteria) sottoporsi alla cura d’urto di Steve Albini che già  aveva messo le mani su “Brassneck” e “3 Songs”, dopo essere stato contattato da Gedge che aveva apprezzato “Surfer Rosa” dei Pixies. Una svolta decisa e forse inevitabile: “Bizzarro” era uscito alla fine degli anni ottanta (1989 per la precisione) interpretando magistralmente l’ultimo colpo di coda di un’epoca irripetibile, in cui le band inglesi l’avevano fatta da padrone.

“Seamonsters” si adattava ai cambiamenti avvenuti, l’arrivo di una forma di rock più dura e decisa di cui Steve Albini era massimo interprete. L’ironia che spesso rivestiva i testi veniva rimpiazzata da sarcasmo, indignazione, disperazione, le chitarre s’incattivivano e prendevano ancor più velocità  senza rinunciare ad essere gustosamente trascinanti in brani come “Dalliance”, “Dare” o “Lovenest”. Menzione d’onore per la sognante “Rotterdam” e per “Suck” e “Blonde” coi loro muri di suono penetrati a forza dall’accento del West Yorkshire di un Gedge stimolato a dovere dalla nuova sfida.

Lo spolvero elettrico di “Corduroy” anticipava una chiusura più riflessiva e un filo meno scatenata con la coppia d’assi “Carolyn” ““ “Octopussy” e in mezzo la rabbia di “Heather”, pezzo forte almeno prima della giusta inclusione di brani come “Niagara”, “Dan Dare” e “Fleshworld”. “Seamonsters” ha anche rappresentato l’ultimo disco dei Weddos in questa formazione (la migliore? Il dibattito è aperto) prima della cacciata poco cerimoniosa di Peter Solowka. Il tempo, inutile dirlo, ha reso definitivamente giustizia a un album accolto da infinite polemiche, diventato un classico irrinunciabile.

The Wedding Present – Seamonsters
Data di pubblicazione: 27 maggio 1991
Registrato: 1991, Pachyderm Studio, Cannon Falls (Minnesota)
Tracce: 10+8
Etichetta: RCA
Produttore: Steve Albini

Tracklist

1. Dalliance
2. Dare
3. Suck
4. Blonde
5. Rotterdam
6. Lovenest
7. Corduroy
8. Carolyn
9. Heather
10. Octopussy

Bonus tracks

11. Make Me Smile (Come Up and See Me)(Steve Harley)
12. Crawl
13. Corduroy (single version)
14. She’s My Best Friend (Lou Reed)
15. Niagara
16. Mothers (Jean-Paul Sartre Experience)
17. Dan Dare
18. Fleshworld