“Daggers”, il nuovo album di Jim Ward, arriva a distanza di dieci anni dalla sua ultima prova solista, un EP intitolato “Quiet In The Valley, On The Shores The End Begins”. Un periodo di pausa straordinariamente lungo, ma non privo di esperienze e avvenimenti significativi: nel 2012 la reunion con gli At The Drive-In, da cui è uscito definitivamente nel 2016; nel 2020 il ritorno in pista degli Sparta, rimasti in silenzio per ben tre lustri, con il disco “Trust The River”.

Tra tanti impegni sul fronte musicale, anche una serie di problemi personali ““ attacchi d’ansia, depressione e frustrazioni di ogni sorta ““ che Ward ha deciso di affrontare una volta per tutte nei mesi più intensi, tragici e faticosi della pandemia, ovvero quelli del primo lockdown globale.

Le dieci tracce del disco, nate strimpellando la chitarra nelle ore notturne, sono state scritte dall’artista texano nel corso di settimane e settimane di isolamento dal mondo esterno. Giornate di paura e infinita tristezza che Jim Ward, quasi intraprendendo un percorso di autoterapia, ha superato aggrappandosi al potere salvifico di un post-hardcore potente, catartico e dalla spiccatissima natura melodica, imbevuto com’è di ottimismo e vibrazioni positive.

Un quadro dalle tinte emo, alternative rock e pop portato a termine grazie ai preziosi contributi di Ben Kenney, bassista degli Incubus, e Tucker Rule, batterista dei Thursday. Una sezione ritmica degna di un supergruppo, capace di dar manforte a un Jim Ward incredibilmente ispirato e motivato dal desiderio di liberarsi l’anima dal peso di mille difficoltà  e rimorsi.

La mezz’ora abbondante di “Daggers” è un urlo di gioia e rabbia contro la solitudine, la sofferenza, l’insicurezza e il rimpianto. Un album ad altissimo tasso emotivo che, nei suoi momenti migliori, raggiunge picchi di esplosiva intensità  (da non perdere “Blink Twice”, “Paper Fish”, “I Got A Secret” e “Foreign Currency”).

Il lavoro gode di una vivacità  incontenibile e contagiosa che, per quanto strano possa sembrare, riesce a lambire anche le canzoni più malinconiche e amare. è questo il caso di “Keep On Failure” e “Safe Pair Of Hands”, due piccoli gioielli alt rock dal gusto “’90s che certificano lo stato di grazia di Jim Ward non solo come autore, ma anche come cantante e chitarrista.