Occhi apertissimi sul terzetto di Bordeaux che risponde al nome di Cosmopaark. Ancora una volta la Francia (così come l’Italia però, è giusto dirlo) si dimostra sempre più fucina di ottimi talenti shoegaze e questo pregevole “and I can’t breathe enough” ne è la conferma. Il respiro che ci manca, quando le ansie, le paure e lepreoccupazioni ci assalgono, ecco quale sarà il tema di un disco che alterna splendidi momenti evocativi a chiari rimandi alla gloria shoegaze degli anni ’90.

Clément Pelo, Baptiste Sauvion e Simon Mehalleb infatti non basano il loro sound solo sulle distorisoni e la stratificazioni del suono, ma riescono realmente ad essere suggestivi e, se vogliamo anche pop. Prendiamo le due canzoni iniziali: “Concrete Plans” parte con delicati arpeggi per poi introdurre una batteria che, fin dai primi colpi, già ci avverte di essere in divenire. Tutto è così dolce e sognante, prima che arrivi l’onda chitarristica distorta, che nel finale ci spazza via. “Haunted House” è perfetta, io non riesco a trovare altre parole, perché pur aprendosi a suoni pieni e rumorosi mantiene un cuore quasi pop. Tutt’altro che facile gestire alla perfezione questo equilibrio.

“Far” è travolgente, epica sotto un certo apetto, con queste chitarre fortissime così struggenti, un pezzo che a me fa quasi venire le lacrime. Poi certo ci sono i passaggi più classici se vogliamo, più anni ’90, basta sentire “Can’t Wait”, ma se sei un seguace shoegaze un pezzo così non puoi non amarlo. Altissima empatia verso “Big Boy”, probabilmente il brano più bello del disco, che lavora su una sospensione onirica che poi acquista forza e vigore, mentre la melodia non viene mai meno, anzi, si espande a dismisura quando le chitarre volano alte.

Magico anche il brano finale che unisce lo slowcore allo shoegaze. I ragazzi sanno quello che vogliono, hanno le idee chiare e gestiscono bene le combinazioni per arrivare dei brani realmente convincenti. Lo shoegaze europeo ha forza, grazia e potenza, si.

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