Credit: Ivan Cazzola

Ho ormai perso il conto di concerti e recensioni a tema Subsonica. Ma ogni volta è una gioia nuova vivere e trasmettere le emozioni che Samuel e soci ci regalano. E quindi eccoci qua, a Casalecchio di Reno per il tour di “Realtà Aumentata”.

All’ingresso un cartello che ci fa sperare: “per motivi di sicurezza è vietato l’accesso con caschi e zaini“. Promessa che purtroppo non verrà mantenuta. Anche i Subsonica si uniformano alla moda del pit e non paghiamo volentieri dazio per stare più avanti. 21.10 si parte. Il palco è sicuramente il più ambizioso e spettacolare che abbiano mai proposto. L’audio sarà buono e questo va comunque sottolineato. Cinque pedane che si alzano e si abbassano, schermi led che si muovono davanti e dietro la band per un effetto di grande impatto visivo. Il gruppo punta forte sul nuovo album (niente di indimenticabile ma sicuramente meglio dell’impresentabile “8”, di cui non ci sarà traccia nella pur generosa scaletta).

“Cani Umani”, “Mattino di Luce”, “Pugno di Sabbia” e “Africa su Marte” scorrono via veloci e senza annoiare. Poi si parte davvero. Con una quaterna di ben altro impatto (“Cose Che Non Ho”, “Veleno”, “Aurora Sogna” e “Liberi Tutti”). E poi ancora il piede sull’acceleratore con “La Glaciazione”, “Discolabirinto”, “Nuvole Rapide” (non so perché ma è il pezzo che ho preferito) e “Il Centro Della Fiamma”.
Samuel, come al solito perfetto vocalmente, salta come SuperMario da una pedana all’altra e c’è bisogno di un attimo di quiete regalata da “Missili e droni” e “Dentro i Miei Vuoti” (e ogni volta ti chiedi ma perché Dentro i miei vuoti e alla fine del pezzo ti ritrovi a dire ah ecco perché). Poi arrivano le nebbie ad avvolgerci (“Giungla nord”) e “Universo” prima dell’arrivo sul palco degli amici dei Subsonica. Prima arriva Ensi che collabora in “Il Cielo su Torino” poi addirittura Fabio Celenza sostituisce tutto il gruppo, che si prende una meritata pausa, con i suoi doppiaggi strampalati e divertenti. Al rientro si unisce alla festa anche Willy Peyote in “Scoppia la Bolla” di sapore cosmiano e poi due cover. “Numero uno” dello stesso Ensi e “Aspettando il Sole” di Neffa salvata dal finale di Samuel che come David Copperfield riappare, a sorpresa, dall’altra parte del palco e rende giustizia ad un pezzo splendido.

“Nessuna Colpa” ha buone intenzioni ma uno svolgimento prevedibile. Siamo in dirittura d’arrivo. “Il Diluvio” con il solito invito al pubblico ad abbassarsi per poi scattare in alto lasciando le ginocchia bruciare per due minuti, “Lazzaro” (bel tiro), “Benzina Ogoshi” con la quale si prendono in giro (“non siete riusciti a bissare Microchip emozionale“), “L’odore” e “Tutti i miei sbagli” prima della ormai
collaudata chiusura a braccia alzate sul traguardo di “Strade” dopo due ore di grande show della migliore live band italiana.