
Come racchiudere tutta la forza di un genio musicale in appena due CD? Chiedetelo alla Doctor Bird, succursale “archeologica” della Cherry Red Records specializzata in reggae d’annata, che con “Lee Scratch Perry Presents Confusion – The Jamaican Upsetter Singles 1971″ ha realizzato un omaggio tanto rispettoso quanto eccitante all’universo creativo del produttore e musicista Lee “Scratch” Perry. Non un banale greatest hits ma un “puzzle” avvolgente, caotico e brillante, proprio come lui.
Questa compilation, quarta puntata di una serie dedicata alla produzione della Upsetter Records, si concentra su un solo anno – il 1971 – eppure riesce a offrire un’esperienza musicale incredibilmente variegata, in bilico tra rocksteady e reggae, con sprazzi di soul solare e arrangiamenti essenziali ma incalzanti. Il risultato è un ascolto fresco, compatto, sorprendentemente attuale, dove ogni traccia sembra uscita da una radio pirata che trasmette da un’altra dimensione temporale (e mentale).
È un Perry in piena mutazione quello che ascoltiamo qui: reduce da successi internazionali come “Return Of Django” (1969) ma già intento a virare verso la costruzione di un suono davvero tutto suo, fatto di percussioni ipnotiche e vocalizzi che sembrano messaggi spediti al cosmo. Le voci in primo piano sono quelle di nomi spesso sottovalutati ma fondamentali: Junior Byles, Dave Barker, David Isaacs, Little Roy e Carl Dawkins. Ognuno lascia un’impronta forte – anche se è Lee “Scratch” Perry, da dietro la consolle, a guidarli con gesti invisibili, quasi fosse un demiurgo del groove.
Nel mezzo della compilation ci sono picchi assoluti: la rilettura roots di “A Place Called Africa” con Byles suona come un canto mistico in una Kingston post-apocalittica; “Groove Me” con Dave Barker che rifà King Floyd e trasforma il soul americano in un qualcosa di nuovo, tropicale, sgangherato e irresistibile; e ancora “Dracula” degli Upsetters, che altro non è che la versione strumentale del classico “Mr. Brown” dei Wailers ma filtrato attraverso atmosfere spettrali degne di un film horror in salsa caraibica.
Certo, in questa orgia di reggae vintage a tratti c’è disordine; ma è un caos creativo, una “confusione” (nomen omen) che racconta perfettamente l’animo di Lee “Scratch” Perry: capace di passare dal ritmo ipnotico e lento di “Earthquake” a jingle pop-soul come “Knock Three Times” e farli convivere senza che nessuno protesti. Il suono? Scarno ma potente, con session men come Carlie Barrett, Glen Adams, Sticky Thompson e altri del giro Upsetters/Aggrovators che, pur senza budget hollywoodiani, riescono a creare groove scolpiti nel granito.
La raccolta non è solo una curiosità da collezionisti o un mero esercizio filologico. È un manifesto sonoro: racconta come Perry – con pochi mezzi, un sacco di idee e nessuna paura – sia riuscito a forgiare un’estetica sonora rivoluzionaria, spesso in anticipo coi tempi, capace di lasciare un segno profondo su generi diversissimi fra loro (dal dub all’afrofuturismo, passando ancora per il 2 tone ska, il lo-fi, la psichedelia e il punk “clashiano”).
Molti dei brani raccolti in “Lee Scratch Perry Presents Confusion – The Jamaican Upsetter Singles 1971″, estremamente rari o mai riversati in digitale, non si sentivano letteralmente da decenni. Rispolverati con amore e competenza dai tipi della Doctor Bird, trovano qui una casa nuova, senza retorica né maquillage: non c’è bisogno di lucidare, quando un diamante grezzo è già perfetto così com’è. Un ascolto doveroso non solo per i fan del reggae più vecchio, ma per chiunque voglia capire l’evoluzione e le varie sfaccettature di un genere musicale tanto ascoltato quanto poco conosciuto. Non sarà una compilation perfettamente lineare – e per fortuna! – ma è un documento vivo, divertente, colorato, disordinato e assolutamente geniale. Proprio come il compianto Lee “Scratch” Perry.