Neko Case torna dopo “Hell On” del 2018, sette anni in cui molto è cambiato nel mondo della musica, tanti i lutti (ricordiamo per brevità solo le morti di Dallas Green dei The Sadies, Kim Shattuck dei The Muffs, Dexter Romweber dei Flat Duo Jets e Mark Lanegan che compariva tra i collaboratori proprio di quel disco). “Neon Grey Midnight Green” nasce dunque come un omaggio agli artisti, produttori e attivisti scomparsi di recente, intimi amici e fonti d’ispirazione.

Credit: Ebru Yildiz

Orgogliosamente prodotto dalla stessa Neko Case, registrato nel suo studio nel Vermont (il Carnassial Sound)  a Denver (Colorado) con la PlainsSong Chamber Orchestra e a Portland (Oregon) con Tucker Martine segue di qualche mese la pubblicazione del libro autobiografico “The Harder I Fight, The More I Love You” ampiamente elogiato dalla critica.

Un album riflessivo “Neon Grey Midnight Green” che unisce indie rock, country, folk e arrangiamenti orchestrali fin dalle prime note di “Destination” ed è subito evidente come Neko Case sia riuscita a costruire un sound melodicamente complesso ma orecchiabile, con i contributi della sua band  e della PlainsSong Chamber Orchestra che si fondono in modo perfetto.

C’è anche un lato sperimentale, rappresentato da “Tomboy Gold” con quei fiati jazz e l’estro vocale che ricorda Laurie Anderson, mentre il singolo “Wreck” è puro indie rock trascinante, con una parte orchestrale ritmata e vivace.“Winchester Mansion of Sound” è invece il brano più delicato, malinconico con un brioso finale e Rachel Flotard (Visqueen) ai backing vocals. 

L’intensità di “An Ice Age” e “Oh, Neglect…”,  la grinta della  title track confermano il talento di Neko Case, a cui avere il controllo completo su ogni aspetto della produzione (diritto di veto incluso) ha regalato una libertà inedita, che sfrutta al meglio con una prova vocale eccellente in “Louise”, in ballate di prim’ordine come “Rusty Mountain” e la sinuosa “Little Gears”.

Gli arrangiamenti orchestrali di “Neon Grey Midnight Green” ricordano a tratti quelli realizzati da Robert Kirby per “Five Leaves Left” e “Bryter Layter” di Nick Drake (“Baby, I’m Not (A Werewolf)” e “Match-Lit” in modo particolare) in un album che sa unire modernità e tradizione con profonda raffinatezza e eleganza, tra perseveranza e armonica bellezza.