Un’idea di testo, un’immagine o uno stato d’animo, la composizione delle melodie principali, l’arrangiamento e la distribuzione delle responsabilità , l’effetto sorpresa piuttosto che un’ipnotico ed avvolgente insistito, i trucchi del mestiere, la registrazione delle parti, l’assemblaggio ed il mixaggio, volumi ed effetti, distribuizione degli elementi sui due canali, la collocazione dei suoni in uno spazio virtuale ma tridimensionale, la masterizzazione, una botticina finale di volume e giusti toni. Questa è l’arte pop. A prescindere dai risultati. E non è che a fare le cose in bassa fedeltà  o con attitudine punk cambi la sostanza, sempre di scelta di un determinato immaginario da comunicare e delle rispettive metodologie tecniche da utilizzare si tratta. Detto questo i The Shins al loro (atteso?) terzo disco si dimostrano fuoriclasse abili ed equilibrati di moderno pop classico. Le canzoni dei precedenti dischi grazie alla straordinaria capacità  di creare immaginario malinconico-retrò-adolescenziale sono state scelte per le colonne sonore di svariati film e telefilm indipendenti, su Internet il passaparola ha raggiunto dimensioni più che considerevoli. Insomma, i tempi sono buoni per tentare il vero colpaccio (glielo si augura) e da che mondo e mondo è insistendo, aggiornando, ritoccando, mai rivoluzionando che si ottengono questi tipi di risultati. Poi, semmai, una volta insediatisi ai vertici si potrà  giocare a stravolgere e sconvolgere, la solita storia”…

Insomma le canzoni di questo “‘Wincing The Night Away’ sono tutte molto ben composte: partono qui e finiscono là  dove non si poteva immaginare senza tagli nè scosse avvertibili. Le melodie ultraclassiche (dai Beach Boys agli Smiths, dai Beatles ai Wilco, da Bowie ai Modest Mouse) si lasciano ascoltare con naturalezza e piacere rilasciando sulla pelle quel sapore che si diceva. Gli arrangiamenti, effettivamente, provano talvolta ad osare anche un po’ di più ma in definitiva la sostanza non cambia molto: musica perfetta per spensierati viaggi in macchina all’imbrunire (ma chi ne fa più?) o come sfondo al primo bacio tra i due nerd, brutti anatroccoli in seguito cigni, dell’ennesima commedia americana. Non ci sono spigoli nè angoli, i piani non si separano mai, niente esagerazioni. Ai colpi di testa sono sempre preferite le raffinatezze di tacco. Tutti i suoni, traccia per traccia sono ultra-compressi, separati senza sbavature e collocati esattamente dove le leggi non scritte della radiofonicità  richiedono. Una grande perizia insomma ed idee molto chiare. Tanto tanto lavoro e labor limae. Insomma, complimenti ancora. Purtoppo a me la cosa annoia, ma me ne dispiaccio.