Uno degli aspetti della tossicodipendenza che mi interessa di più è la ricerca di una sostanza di compensazione quando la tua droga primaria è fuori circolazione e hai bisogno di qualcosa per continuare a funzionare. Quando le risorse finiscono, e la tua soglia di sopportazione non è sufficientemente alta da permetterti di andare avanti senza, sei costretto a cercare qualcosa che mantenga il congegno in vita. Qualcosa che sia simile, ma che purtroppo non è uguale. Qualcosa che a furia della sua somiglianza con l’originale, e la sua distanza da esso, puoi finire con l’odiare.

Se la tua dipendenza sono i National, una dipendenza maniacale quanto è maniacale il rapporto con ciò che ti protegge dal mondo e che all’inizio ha beneficiato della relativa oscurità  di una droga che invece oggi riempie ogni piazza e mercato, e tutti ne vogliono un pezzo, e tu sei stordito perchè dall’essere pochi in fila adesso sono tutti in fila e rischi di restare a secco; beh, se la tua dipendenza sono i National, oggi vivi una condizione poco invidiabile. Perchè il tuo elitarismo e senso segreto del dolore sono minacciati dalle masse. Il mercato incombe, e tu diventi debole.

Arriva, ogni tanto, l’eco di una nuova sostanza che potresti usare. Sai già  che la detesterai, eppure saprà  come rendersi necessaria. La sostanza si chiama Satellites, l’uomo che l’ha inventata Johnny Vic, e l’anno scorso circolava in forma di “Satellites01”. Oggi è arrivata anche “Satellites02”. Quando sentirete “Small Neighborhood” o “Railway Line” (fanno parte del primo disco), non potrete fare a meno di chiedervi se Vic non si sia inserito di soppiatto in un basement occupato dai fratelli Dessner per trafugare loro scarti di lavorazione. Non potrete fare a meno di chiedervi perchè deve avere quella voce, se poi non è quella voce. Vi innervosirà  l’effetto che avrà  su di voi, perchè vi avvicinerà  a uno stato di beatitudine ma vi dirà  anche che quello è uno stato di beatitudine minore.

“Satellites02”, composto da undici tracce, è meno monotono del suo predecessore ma è anche “tagliato peggio”; ci sono echi di Elbow che si oppongono tra te e il raggiungimento di un godimento finale. è sicuramente meno ottuso, ma proprio per questo rischia di entrare nel dominio delle droghe felici che non ti sono mai interessate. Probabilmente, nell’ottica generale del mercato, è solo il tentativo di Satellites di scavarsi una nicchia autonoma, non i National per i National ma Johnny Vic per Johnny Vic. è difficile che ci riesca”“ la sua voce è davvero troppo simile a quella di Berninger anche se più pacificata”“ ma è comunque piacevole assistere ai suoi sforzi.

L’unico problema è l’effetto che tutto questo avrà  sulla retorica della tua dipendenza. Hai provato di tutto negli anni. Hai usato i Grizzly Bear, hai usato gli Arcade Fire, hai cercato Matt Berninger in luoghi in cui non aveva ragione di essere, hai educato il tuo corpo al culto di un pop baritonale ricercato e caotico, notturno, con coscienza dei grandi spazi ma allo stesso tempo estremamente privato, e hai funzionato meravigliosamente. Ti dicevano che nella tua epoca non c’era musica in grado di salvarti e tu li hai smentiti. Nell’età  dell’estremissima riproducibilità  tecnica, avevi trovato qualcosa di sacro.

Ed è per questo che sei grata a Johnny Vic““ a modo suo, ti ha fornito un’altra scusa per farti”“ ma allo stesso tempo lo ritieni responsabile di un “offuscamento”. Satellites ti sta dicendo che dietro la tua schiavitù non c’è niente di speciale, ti sta dicendo che non c’è una corrispondenza perfetta tra te e quello che assumi, perchè è tutto replicabile: triste quanto vuoi, magico quanto vuoi, ma è solo un ammasso di note che qualcuno potrà  reinventare all’infinito. E quando chiude il disco con “Hourglass”, questa ballata intensa e ricorsiva, cinematica fino allo stremo, quasi degna di una “All that numbs you” di Thomas Feiner, quasi vorresti che non l’avesse mai scritta. Perchè componendo canzoni del genere Vic non attacca solo i National, ma attacca anche te e la malinconica esclusività  con cui hai deciso di stare al mondo.

Satellites02
[ Rough Trade – 2013 ]
Genere: pop-rock, chamber-pop

Rating:

1. Something bigger
2. Neon Sun
3. This is all that there is
4. God Bless America
5. Ghost of a Memory
6. World at Your Feet
7. Madison Park Bell
8. Bone Trophies
9. Beg Steal & Borrow
10. Wasteland
11. Hourglass