Arriva il primo e tanto atteso album dei Do Nothing, la band di Nottingham che ha in Chris Bailey sia il frontman che principale autore dei testi. Il quartetto inglese affonda le sue radici già nel lontano 2012 quando la band mosse i primi passi con il nome Field Studies. Quattro anni dopo il cambio di nome e nel 2018 la pubblicazione del loro primo singolo culminando poi con il promo EP “Zero Dollar Bill” che li fece conoscere e proporre come una delle band emergenti più interessanti.

Credit: Bandcamp

Bailey ha attraversato il periodo pandemico scontrandosi con la realtà, una nuova realtà dove la nostra vita e i nostri pensieri sono guidati e influenzati da fattori esterni, siano un lockdown forzato o le notizie inquietanti imposte dai media “finché la TV o internet non decidano che è ora di pensare a qualcos’altro”. Uno dei brani più rappresentativi dell’album è il singolo “Amoeba”, dove viene descritto un periodo di ozio forzato trascorso sdraiato su un divano divorando ore di TV, elettrodomestico spesso menzionato nei testi dell’album.

Questa apatia aveva talmente condizionato la capacità compositiva di Bailey da rendere l’album stesso testimonianza palpabile e ora “ascoltabile” di quello che per un artista è un vero e proprio dramma: il blocco dello scrittore.

Devo però confessare che sin dal primo ascolto questo “Snake Sideways” sembra uscito da menti particolarmente ispirate.

Il chitarrista Kasper Sandstrom, il bassista Charles Howarth e il batterista Andrew Harrison hanno dato un contributo non indifferente alla costruzione dei brani che sembrano materializzarsi ascolto dopo ascolto. La voce di Bailey diventa la vera sorpresa, voce capace di allontanarsi dal più caratteristico spoken che aveva dato forma alle esperienze passate. L’opener “Nerve” possiede la sinuosità e la flessuosità del primo Morrissey solista per poi alleggerirsi nella title track che ci rapisce per il ritmo sincopato, il charleston impertinente e quella chitarra che ci accarezza e ci punge come una zanzara impazzita per poi adularci lusinghiera per tutto il resto di un brano davvero originale.

“Moving Target” ha tutte le caratteristiche per essere il brano più benvoluto dai critici ma la conclusiva “Sunshine State” – brano dedicato a Keith Haring, protagonista della street art – chiude in bellezza un album che rispecchia gli umori, non troppo allegri, di un Chris Bailey alla ricerca di un equilibrio tra aspirazioni e realtà.

Spesso, ascoltando le dieci canzoni di “Snake Sideways”, ho immaginato fossero brani tratti da un album degli Arctic Monkeys post “AM”. Non so, probabilmente è solo un mio distorto pensiero, ma lo considero il complimento finale a questa band di Nottingham che sembra aver intrapreso un percorso molto intrigante.

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