É sempre bello quando, in modo inaspettatamente aspettato, si ascolta un secondo lavoro che supera decisamente il primo. Il trio che compone The Smile ha pensato bene di andare oltre, facendoci rimanere a bocca-orecchie-occhi aperti.

Credit: Frank Lebon

“Wall Of Eyes” lo avevamo ascoltato in anteprima alla Fondazione Prada in una serata di preview e di ricordi. Con un impianto surround 7.1, il nuovo album della band capitanata da Thom Yorke risuonava perfettamente. A seguire la preview del videoclip diretto da P.T. Anderson per “Friend Of A Friend” e poi una carrellata di immagini in movimento realizzate dal regista per la band, per la carriera da solista di Yorke ed infine per i Radiohead.

Mentre sullo schermo, durante l’ascolto, si alternavano dipinti animati pensavo a quanto fossi caduto in trance. Finita l’esperienza, e ritrovatomi con un mio caro amico-collega di penna, ci siamo proprio guardati negli occhi più aperti che avessi mai visto per sussurrarci, caldamente, che questo album era ancora un passo in avanti, addirittura meglio del primo disco. E sia chiaro, il primo lavoro “A Light For Attracting Attention” era già perfetto.

L’asticella per questo muro di occhi rimane sempre alta. E ad alzarla sempre di più è quel pizzico di psichedelico, di ritmo motorik della Germania anni ’70 e della fenomenale London Contemporary Orchestra. Il gruppo si riconferma essere un vero e proprio organismo vivente: il mix tra i vari mondi di Yorke, Greenwood e Skinner si fondono in un unicuum dal risultato pressoché scontato.

Si parte con la title album, una chitarra acustica che ci ricorda la bossa nova e che apre ad un brano misterioso grazie alla batteria di Skinner e alla voce sottesa di Yorke. Sicuramente i brani che ci ricordano di più il loro passato e le loro influenze sono “Read The Room” e “Under Your Pillows”: chitarre elettriche che ricordano i Beatles o i Doors, dando un pizzico di prog rock nel secondo brano citato.

La più politica di tutte è “Friend Of A Friend” (e secondo me la più bella): un racconto che potremmo adattare all’era post covid “All that money, where did it go? . “Bending Hectic”, il primo singolo rilasciato, è un brano di tensione crescente: si parla di un suicidio per incidente automobilistico e l’esplosione delle chitarre finale rimanda tantissimo a dei pneumatici che stridono sull’asfalto andando fuori strada.

The Smile non sono un banale side-project, ma un universo parallelo e in costante crescita che deve essere tenuto separato da tutto quello che conosciamo. C’è poco da dire: la ricercatezza strumentale, tecnica ed artistica va oltre ogni possibile giudizio. L’unica pecca? Essere un lavoro perfetto.