Credit: Bandcamp

I Delines sono freschi di pubblicazione del loro nuovo disco “Mr. Luck & Ms. Doom“, di cui l’amico Gianni ne parla con grande entusiasmo nella sua recensione, giustamente aggiungo, perché è davvero un gran bel lavoro. Il quarto album della saga di questo collettivo continua sulla retta via di una ricerca quasi perfetta di un pop aulico, rarefatto, con contaminazioni soul, dove la raffinatezza gioca un ruolo da protagonista, in più va sottolineato come ci siano anche delle ottime canzoni, che sono l’altra faccia della medaglia della loro ricetta, tanta cultura in sede di arrangiamento e produzione, ma anche, appunto, le agognate pop songs.

Nel tour europeo, c’è spazio anche per una manciata di date nel nostro paese, quella lombarda fa riferimento a Chiari in provincia di Brescia, concerto organizzato dalla leggendaria ADMR web-radio, che ci ha abituato, da tantissimi anni a questa parte (fu, per merito loro, una delle primissime apparizioni dei Wilco in suolo italico) a portare in terra bresciana, artisti di settore, tra il folk, la canzone d’autore, nomi storici e giovani artisti, per una passione diventata preponderante. Spesso affiancati dalla storica rivista Buscadero, che, anche in quest’occasione, mette il suo sigillo, tra l’altro sponsorizzando gli stessi Delines, finiti in copertina su uno degli ultimi numeri.

Il circolo della radio, inaugurato recentemente, è un posto molto piccolo, trasformato anche in sala concerti, non dico di fortuna, perché è ben organizzato, ma per capienze ridotte. Un merito va alla situazione tecnica e strutturale, che permettono una buona fruibilità sonora.

Venendo al live, the Delines sono il progetto perfetto costituito da musicisti sopraffini, reduci da numerose altre esperienze, vedi il songwriting del romanziere Willy Vlautin, con una carriera lunghissima nei Richmond Fontaine, tutti contribuiscono ad un magma sonoro raffinato che anche nella dimensione live rispecchia tutto il calore e le peculiarità dei loro dischi. Non c’è una virgola fuori posto e se, a volte questa peculiarità, potrebbe risultare addirittura un difetto, qui diventa un valore aggiunto.

Setlist che abbraccia il nuovo album, ma che pesca anche dal recente passato, e passa obbligatoriamente dalla la loro canzone principe “The Imperial”, che, per il sottoscritto, senza esagerare, rimane una delle più belle canzoni, in assoluto, degli ultimi anni.

Musica che pesca dal passato, destinata, a quanto sembra, ad una generazione da carta d’identità ingiallita, ma che, in realtà, ritengo universale ed è un peccato che anche lo nuove generazioni, visti i numeri risicati, non scoprano un collettivo simile, fatto di dischi eccellenti e qualità a profusione.