Kilynn Lunsford, figura di riferimento del panorama DIY statunitense, ci consegna un lavoro che è, prima di tutto, un atto encomiabile di coraggio artistico. L’album “Promiscuous Genes” si muove tra le rovine di generi ben definiti per costruire un paesaggio sonoro che sembra provenire da un altro pianeta – o forse da un altro futuro.

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Lunsford continua a eludere ogni classificazione, passando con disinvoltura dal post-punk al dub, dalla psichedelia a tinte mistiche fino a lampi di pop rock obliquo. Ogni brano è un universo a sé, un esercizio di stile che non si preoccupa della coerenza formale quanto piuttosto dell’impatto emotivo e percettivo. La title track è un incubo funky dai toni noir, mentre “You Never Give Me Your Money” ha un che di ballabile pur col suo groove spigoloso e malato. Il disco si chiude con “Saddest Of Dreams”, un brano stranamente solare che apre a un barlume di ottimismo in un contesto sonoro altrimenti cupo e alieno.

Non si può negare che l’ascolto, nel suo insieme, possa risultare disorientante. La varietà di registri e atmosfere è tale da mettere a dura prova anche chi è abituato a esplorare sentieri poco battuti. Ma è proprio in questa instabilità che “Promiscuous Genes” trova la sua forza: nella capacità di non accontentarsi mai, di non scendere a compromessi con l’ascoltatore o con i paletti imposti dall’industria musicale contemporanea.

Kilynn Lunsford è un’artista che sa cosa vuole raccontare, anche quando lo fa in modi che sfuggono alle logiche consuete. Non tutto funziona con la stessa intensità, e in certi momenti la sperimentazione rischia di sopraffare l’emozione. Ma quando melodia e caos trovano un equilibrio  – come accade in più di un episodio del disco  – il risultato è sorprendente.

Un lavoro difficile da incasellare, a tratti ostico, ma ricco di intuizioni e visioni personali. Non perfetto, ma senz’altro interessante e autentico.