Anni fa un libro enciclopedico e ambizioso intitolato “Teoria e Pratica di Ogni Cosa” spingeva il lettore a interrogarsi sul destino di quegli adolescenti che a un certo punto spariscono.
Chi se ne occupa, chi diventano e soprattutto, cosa dimenticano? Nel suo convincente romanzo d’esordio, Sarah Braunstein flirta col noir senza mai davvero cedergli, attraverso una lingua secca e asintomatica, e ci trascina in atmosfere che involontariamente ricordano quelle di “Winter Bones” e “Martha Macy May Marlene”.
Il titolo vale già l’acquisto.
La cronaca di una vita testardamente straordinaria, ecco cos’è la biografia di Eduard Limonov (nato Eduard Veniaminovich Savenko) scritta da Emmanuel Carrère.
La storia di un uomo che ha inseguito la fama, la rilevanza e c’è riuscito in modo spaventoso e meraviglioso. Una vita che ne racchiude tante: teppista, artista, barbone, scrittore e maggiordomo in giro per il mondo, schiavo dell’hubris e degli amori sbagliati Limonov ha fatto qualsiasi cosa e oggi è capo di un partito che si oppone a tutto ma soprattutto al potere vigente.
Osteggiato e idolatrato, temuto e amato, sempre sull’orlo del precipizio. Nonchè in pericolo di vita. Decisamente il miglior libro del 2012.
Un libro bello ““ anche senza dover fare confronti con altre opere. Paolo Cognetti costruisce un romanzo intorno a una figura evanescente ““ Sofia, una ragazza che è più un’assenza che altro, un buco nero che risucchia l’aria intorno a sè, una stella intorno a cui gravitare.
Ce ne innamoriamo, e non vorremmo, e non vorremmo più sentirne parlare, ma continuiamo a cercarla, nei detriti delle cantine dei suoi genitori, nei gruppi militanti che risalgono a prima che Sofia nasca, dall’altra parte dell’oceano Atlantico, anche quando il libro finisce, ancora e ancora, innamorati.
Originariamente scritto nel 2000, “David Boring” è uno dei migliori lavori di Clowes, già noto come autore di “Ghost World”. In una città minacciata da una guerra nucleare che non sembra mai arrivare, David è alla ricerca del padre, dell’ispirazione, di Wanda, la ragazza perfetta che continua a sfuggire e che perde i confini e la definizione come il mondo che lo circonda.
Un film in tre atti, un romanzo, un puzzle dove mancano troppi tasselli: la graphic novel dell’anno.
Ottanta in Italia rimane domanda fondamentale quanto foriera di risposte frammentarie, reticenti, spesso arroganti. Risposte di questo genere non le avremmo mai ricevute da Carlo Rivolta, se solo non fosse morto, travolto dalla stessa risacca che narrò così bene nelle sue cronache.
Aldo Moro, il “7 aprile”, le organizzazioni criminali e il Movimento, questi gli argomenti dei suoi articoli lucidi e lungimiranti. Rivolta è dentro i cortei, dentro le fabbriche, purtroppo anche dentro l’onda dell’eroina che spazzò via una generazione. Rivolta fu un segugio e come tale sentì che proprio dove venivano eretti gli altari stava il marcio, che la violenza dei proclami e dei gesti simbolici nascondevano la crisi e l’avvelenamento degli ideali.
Aveva visto giusto Carlo Rivolta ma non ebbe il tempo di saperlo, terribile fortuna.
Si dice che non è nella natura di un genitore sopravvivere ai propri figli. Joan Didion non è mai stata incline al sentimentalismo, e leggerla alle prese con due lutti devastanti”“ prima il marito e poi la figlia adottiva”“ trasformati in memoir nell’arco di poco tempo ispira sia ammirazione che preoccupazione.
Considerato l’argomento, parlare di scrittura magistrale è persino crudele perchè ci fa soffermare sull’autrice e non sulla madre. Che è esattamente quello che Joan Didion vuole: dimostrare che nella sua vita può scrivere tutto, che nonostante il travaglio lei può ancora dire qualcosa di vero.
è un bellissimo strazio, di cui a un certo punto smettiamo di valutare il prezzo.
Uno scrittore mai troppo elogiato, che con questo romanzo raggiunge l’apice della forma. è la storia a ritroso di Dell Parsons, che negli anni Sessanta e nel mezzo della sua adolescenza assiste alla dissoluzione della sua «normale famiglia americana» non perchè i suoi genitori si rivelano piccoli e meschini, ma perchè rapinano banche e mutano in assassini.
Più che un romanzo di formazione, è una storia di protezione.
Si spera lo traducano presto.
Cosa siano stati gli anni Settanta e Ottanta in Italia rimane domanda fondamentale quanto foriera di risposte frammentarie, reticenti, spesso arroganti. Figlie di ambienti che si sono contrapposti, fatti la guerra e infine uniti (diciamo pure collusi) senza passare attraverso la spiegazione di quanto avvenuto e perchè.
Il nostro è un Paese fatto di sintesi ma totalmente privo di analisi. Alberto Garlini col suo romanzo storico, di formazione, di inchiesta, d’amore comunque a tinte forti, insomma con “La legge dell’odio”, ci presenta un mondo, quello dell’eversione nera italiana, e ne delinea l’antropologia, un mondo di cui si è parlato troppo poco concentrandosi, nel bene e nel male, sul terrorismo rosso e che invece ha lasciato un marchio indelebile sulla storia patria e sulle vite di molti.
Un libro da azzannare e che sa metterci di fronte alle nostre congenite contraddizioni, un libro spiazzante e destabilizzante che vi ritroverete spaventosamente ad amare.
Ci sono voluti un po’ di anni per avere in Italia questo libro di Mary Gaitskill, ma il 2012 è stato generoso: oltre a Veronica, è uscito anche “Oggi sono tua” (Einaudi, 2012), una selezione dalle raccolte della scrittrice americana.
Quindi, primo posto per le attese, per questa scrittrice. E per questo libro che racconta con sincerità chirurgica e (molte) poche concessioni la storia di una ex-modella, di un’amicizia sbagliata, di un passato stupido, viziato e arrogante ma con ragione d’esserlo, e di un presente a cui non ci si arrende.
Se c’è un saggio che dovete leggere quest’anno è questo: tra il trionfo della new sincerity e gli ironici che abiurano, tra chi continua a scrivere articoli sul NYT contro la morale hipster in uno stile che ricorda da vicino quello di Concita de Gregorio e chi dall’altro non riesce a intrattenere un dialogo senza umiliare la persona che gli sta di fronte perchè non conosce una band segretissima, quel che è certo è che l’ethos del nostro tempo è in via di ridefinizione.
C’è un fantasma che abita questi scritti ed è il fantasma della letteratura.
Sembra divertente giocare a indovinare chi c’è dietro le figure che traccia (evoca, meglio) Michele Mari, ma non è esattamente così: tra un Borges e Omero che parlano di calcio, un Josef K che scopre una parentela con Pinocchio, a un certo punto ““ ma è impossibile capire quale ““ il gioco scompare e il giocatore si trova schiacciato tra i demoni della letteratura.
Il mondo antico non è piccolo, è grandissimo.
Che vi piaccia o meno il genere fantasy, Martin resta un grande maestro. Pur avendo fatto di tutto la Mondadori per “‘scassare le palle’ ai numerosi appassionati, dividendo cinque tomi in lingua originale in innumerevoli libri e libercoli con copiosa gioia delle casse dell’editore e a scapito della linearità del racconto, la trama resta appassionante e la banalità non è mai di casa.
Un gradino sopra quasi tutti gli altri autori del genere.
In media Murakami o lo si odia o lo si ama. Questo romanzo in tre parti (è appena uscita l’ultima) è un thriller stralunato e improbabile, ma come sempre intrigante e coinvolgente nel suo incedere sghembo.
Non è forse la sua opera migliore, ma sicuramente la più godibile.
Ci aveva già incantato con “Important artifacts and personal property”…” del 2009, un romanzo atipico in cui attraverso una serie di fotografie di oggetti all’asta descriveva la fine di un amore.
L’autrice canadese torna con un nuovo racconto per immagini basato sulla sua carriera da nuotatrice professionista destinata alle Olimpiadi (la vita le è andata diversamente). Una meditazione sul corpo e sullo sforzo, e l’antipatica ossessione degli agonisti.
Esce per minimum fax una nuova raccolta di inediti dello scrittore più amato dai fan di Mad Men.
Gli ingredienti sono i soliti: mariti, mogli, insoddisfazione, desiderio, le villette a schiera e tanto alcol e desolazione ““ nessuna novità , ma solita meraviglia. Un’ultima scappata, per così dire nei territori di Yates.
Zerocalcare ha spaccato in tutti i sensi: perchè, con la sua seconda opera, ha raggiunto statistiche di vendita altrimenti impensabili per un fumetto; perchè la suddetta opera ha diviso il mondo del fumetto italiano tra chi lo accoglie come un salvatore e chi lo bolla, ingiustamente, come un mero fenomeno di mercato.
Ma soprattutto Zerocalcare ha spaccato perchè “Un Polpo Alla Gola” è il più bel romanzo di formazione della narrativa italiana contemporanea, ma lo è tramite i personaggi (escluso il famoso Armadillo) e gli stilemi che hanno reso Calcare tanto amato: quel tratto riconoscibilissimo che condensa in sè “Bone” e i Tre Allegri Ragazzi Morti, la caterva di citazioni più o meno nascoste ma sempre folgoranti e una leggera, quanto indispensabile, autoreferenzialità (tanto che a un certo punto il protagonista stesso si accorge che la sua storia è un bildungsroman)
Segnalato come libro dell’anno dal “Times Literary Supplement” “Una traccia del mio amore” è arrivato nel 2012 in Italia grazie a Indiana, interessantissima casa editrice indipendente con un catalogo seppur ‘magro’ tutto da essere gustato.
Parzialmente autobiografico, il romanzo in questione, racconta di una storia d’amore tra una celebrità della musica rock (Michael Stipe, seppur mai citato, ma i riferimenti son tanti) e un suo fan (Martin per l’appunto). Tra litigate, momenti di intimità , allontanamenti, abbandoni e periodi di solitudine si assiste allo sgretolarsi della storia d’amore tra i due personaggi.
Da un lato le tournèe, i concerti, le serate ‘cool’; dall’altro notti insonni e di gelosia passate ad aspettare e a fare i conti con i fantasmi del passato. Una storia d’amore che colpisce come un pugno allo stomaco la sensibilità di chi legge, tutto merito della scrittura intensa, graffiante e brillante di Martin.
Contributors: Nicolò Ghemison Arpinati, Gianluca Ciucci, Claudia Durastanti, Sara Marzullo, Jacopo Ravagnan, Marco Frattaruolo