
Che sorpresa. Finalmente i Babaganouj di Brisbane arrivano all’album. Ammettiamo che, vista l’esplosione a livello internazionale di Hatchie, il pensiero che questo disco non avrebbe mai visto la luce ci aveva assai sfiorato, invece ci sbagliavamo. Abbiamo nominato Hatchie perché la cara Harriette Pilbeam è qui in veste di bassista, visto che i Babaganouj sono in vita da un sacco di tempo e, prima del suo botto, la fanciulla era in questa dimensione musicale indie e meno chiacchierata.
Sgomberiamo subito il campo che in questo disco ci si possano trovare riferimenti al sound di Harriette solista. Qui è tutto più ruvido, con quell’indie-rock che guarda con piacere e disinvoltura anche sogni chitarristici anni ’90 (ma pure fine ’80): a noi vengono in mente, tanto per darvi un riferimento, i Pavement che se ne stanno un pomeriggio a suonare in allegria con i The Beths, tanto per darvi l’idea.
Mentre Hatchie si è data a un dance pop super patinato (che ci piace sempre meno), qui le chitarre ci sono, pimpanti, accattivanti e, a modo loro, in perfetto equilibrio tra l’incazzato e lo zuccheroso, in un mix agrodolce che investe anche le melodie in toto, rendendo il tutto molto piacevole. Non si avventurano su terreni particolarmente pericolosi i ragazzi, anzi, a tratti sono più classici che mai nel loro gustoso guitar-pop mid-tempo (“Don’t Wanna Dream Anymore”, “Loveworn” o “Dumb For You”), ma, vuoi per un gusto melodico sempre centrato, vuoi perchè comunque ogni tanto arriva la gradita variazione sul tema (“What Planet Do You Come From?” è apertura grintosa ed evocativa, “She Wears Velvet” è perfino distorta e ipnotica al punto giusto e “Tears In Me 2” ha un gusto power-pop sfrontato e sfacciato che fa subito centro), il disco si merita tutti i nostri applausi.
Listen & Follow
Babaganouj: Facebook