Recensiamo con colpevole e imperdonabile ritardo l’ultimo disco di Maria Antonietta, “La tigre assenza”, quinto lavoro dell’artista marchigiana uscito cinque anni dopo il precedente “Deluderti“. Nel frattempo Letizia Cesarini, poliedrica come pochi, ha dato libero sfogo alle proprie passioni: nel 2019 ha pubblicato un libro di poesie – “Sette ragazze imperdonabili” – e nel 2021 ha presentato su Sky Original “Sacra bellezza – Storie di Santi e Reliquie”, serie documentaristica sulla storia dell’arte, disciplina alla quale la pesarese ha dedicato i propri studi universitari.

Bando agli indugi: “La tigre assenza” è senza ombra di dubbio il miglior album di Maria Antonietta, poiché maturo, solido, ricco di testi convincenti (e spietati), melodie molto più che semplicemente orecchiabili e ottimi arrangiamenti. Il fil rouge dell’intera opera, come ammesso dalla stessa autrice in svariate interviste, sono le assenze; tutte le tracce raccontano di persone che per svariati motivi non fanno più parte della vita della marchigiana che però non accusa il colpo e, forte del proprio orgoglio femminile scopertosi in grado di guarire dalle ferite del passato (il titolo del disco riprende quello di una raccolta di poesie della scrittrice Cristina Campo mentre “375” è stata ispirata da un verso della poetessa statunitense Edna St. Vincent Millay), guarda al futuro; parafrasando il mitologico Federico Fiumani, Maria Antonietta nel suo ultimo lavoro brinda coi propri demoni.

Io vi conquisterò uno a uno e se vi sembrerò triste riderò” ammonisce Letizia Cesarini in “Diamante”, traccia che apre le danze e che anticipa “Arrivederci”, pezzo (uscito come singolo a gennaio) musicalmente spensierato, ma che enuclea la chiave interpretativa dell’intero album: “Voglio per me solo i sogni più belli, arrivederci a te e a tutto quello che ho sempre sbagliato“. “Sabato mattina” è grande pop arrangiato magnificamente, mentre in “Per le ragazze come me” (secondo singolo) la Nostra collabora con Laila Al Habash, ne esce una canzone di cantautorato nobile che flirta maliziosamente con il fracassone elettropop Made in Italy, le cui sonorità echeggiano più raffinatamente in “Insieme per sempre, solo a metà”, “Con le buone maniere” e “Avevi ragione tu”. Anche l’ultimo singolo “Viale Regina Margherita” con il suo seducentissimo ritornello è frutto di una collaborazione, stavolta con Francesco Bianconi; piccola curiosità: il viale immortalato nel pezzo non è quello meneghino nei presso di Porta Romana e nemmeno quello capitolino fra Villa Borghese e quartiere Trieste, ma bensì un’anonima arteria rodigina in cui Letizia Cesarini è stata, suo malgrado, oggetto di cafone quanto bifolche “attenzioni” maschili. Chiude i conti “Santa Trinità”: un gelato in riva all’Arno davanti a una basilica del XIII secolo mentre Maria Antonietta fiera ribadisce: “Se fossi stato un’occasione migliore ti giuro, amore, tesoro, saresti qui con me“.

“La tigre assenza”, poco più di mezz’ora ad alta intensità lirica e musicale, è un disco di squisito pop che ci restituisce, dopo un lustro, una delle artiste più interessanti e originali del panorama nazionale e che perciò va ascoltato con grande entusiasmo, ma non potrebbe essere altrimenti.