Si torna a volare alti nei cieli della psichedelia con “Lotus Unfolding”, il nuovo album degli Ozric Tentacles. La creatura di Ed Wynne taglia il traguardo della sedicesima fatica in studio con un disco coinvolgente, affascinante ma non particolarmente interessante. L’ispirazione continua a soffiare nelle vele della band britannica ma, come è naturale che sia dopo quarant’anni di onorata carriera, non si segnalano più evoluzioni sonore degne di nota.

Credit: Glenn Povey

La proposta è sempre la stessa: lunghi brani strumentali, evocativi e ipnotici, nei quali coesistono in armonia tracce di fusion, space rock, progressive, elettronica, reggae, dub e ambient. Un piatto abbondante – forse anche troppo abbondante – che gli Ozric Tentacles preparano mettendoci tutta la fantasia che contraddistingue i musicisti che si sono fatti le ossa a suon di jam session, improvvisazioni ardite e sperimentazioni stravaganti.

Il gruppo di Ed Wynne guida l’ascoltatore in un viaggio interdimensionale lungo poco più di tre quarti d’ora. Sei pezzi che, tra sonorità dal gusto sci-fi e pesanti tocchi etnici, scorrono via in maniera gradevole ma assai poco incisiva, nonostante il continuo susseguirsi di elementi e linguaggi diversi.

In “Lotus Unfolding” non vi sono strutture o schemi definiti: gli Ozric Tentacles procedono a briglie sciolte ma non riescono a infondere una personalità netta a brani ammalianti per le loro atmosfere intriganti ma un po’ insipidi nel profondo, ossia dietro la spessa cortina di suono creata da chitarre elettriche, sintetizzatori e strumenti atipici. In superficie, tuttavia, resta un lavoro di indubbia qualità, consigliato a tutti coloro alla ricerca di un ascolto stimolante, immersivo, non disturbante e rilassante. Senza ombra di dubbio, un ottimo sottofondo per la lettura – una qualità positiva o negativa? A voi la scelta.